L'ANALISI
17 Agosto 2015 - 11:08
I Symphony X rivisitano le varie rappresentazioni dell’inferno offerte da letteratura e leggende (Dante, la mitologia greca e nordica) per sfornare un album diretto, devastante, intenso e a tratti solenne. Underworld è un lavoro notevole con undici pezzi ricchi e possenti in cui la band riscopre, in parte, le proprie origini con una maggior presenza delle tastiere. Dopo Overture, arriva Nevermore, che diventa l’impeccabile biglietto da visita dell’album: ritmica veloce, muscolare e sopra una linea melodia vocale originale e azzeccata. Poi ci sono le bordate di Underworld e l’incisività di Without You, dove la voce di Russell Allen esprime tutta la suo spessore interpretativo. Con Kiss Of Fire e Charon si vira verso pezzi più heavy e dark. To Hell And Back è un lungo brano dall’impostazione progressive, che alterna sapientemente una strofa estremamente aggressiva a un ritornello più melodico. In My Darkest Hour e Run With The Devil confermano la potenza della band con brani articolati e magistralmente eseguiti. Poi il gran finale con Swan Song e Legend. Quest’ultimo brano raggiunge livelli altissimi e sembra una sintesi dell’intero disco: veloce, incalzante, assoli che si rincorrono sul pentagramma e una sezione ritmica che picchia con intelligenza e ferocia. (f.g.)
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