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Comunicato Stampa: “Waila”: il viaggio di una vita tra silenzi, assenze e desiderio di libertà

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29 Settembre 2025 - 16:51

Comunicato Stampa: “Waila”: il viaggio di una vita tra silenzi, assenze e desiderio di libertà

“Waila” di Maria Benvenuto , pubblicata da Europa Edizioni , è un’opera che colpisce con immediatezza e profondità, che apre un varco diretto nell’intimità di una vita segnata dalla ricerca ostinata di senso e di libertà. Il romanzo, costruito intorno alla figura di Matia, trascina il lettore dentro un universo narrativo in cui le ferite dell’infanzia diventano la matrice di un percorso complesso e doloroso. Ciò che emerge con forza è la capacità dell’autrice di trasformare la memoria personale in racconto letterario , dando forma a un testo che oscilla continuamente tra il vissuto concreto e la dimensione simbolica. Il fulcro della vicenda è la condizione di Matia, bambina adottata che cresce con il peso di un’assenza e con il marchio silenzioso di una diversità mai dichiarata ma percepita fin da subito. Benvenuto costruisce la sua protagonista come un prisma che riflette non solo il dolore dell’abbandono e della mancanza di amore materno, ma anche la possibilità di un riscatto interiore che non si fonda su concessioni esterne bensì su una forza tutta intima. In questo senso, la scrittura si rivela come un atto terapeutico e come un grido silenzioso: raccontare significa esistere, mettere ordine nel caos, dare forma a ciò che la vita ha tentato di spezzare. La struttura narrativa è scandita in capitoli che seguono le diverse fasi della vita di Matia, dall’infanzia alla giovinezza, fino all’età adulta. Ogni sezione non è semplicemente una cronaca di eventi, ma la stratificazione di una ferita che ritorna sotto forme diverse. La scrittura asciutta e incisiva di Benvenuto riesce a restituire con efficacia la durezza delle esperienze vissute, senza mai scivolare nella retorica. I colpi subiti da Matia, sia fisici sia psicologici, sono narrati con una sobrietà che amplifica la loro potenza emotiva, perché il dolore emerge non dall’enfasi ma dalla precisione dei dettagli. Particolarmente significativo è il modo in cui viene descritta la scoperta dell’adozione. Non è un atto formale, non è un documento a rivelarlo, ma una conversazione rubata, quasi per caso, che squarcia la fragile illusione di appartenenza. Qui l’autrice sottolinea con forza come il silenzio possa essere più devastante delle parole , come il non detto diventi un peso che si stratifica nell’animo fino a condizionare ogni gesto. Matia sceglie allora di non parlare, di farsi invisibile pur di non perdere quel fragile posto in una famiglia che sente estranea: ed è proprio in questa scelta che il romanzo tocca una delle sue corde più universali, mostrando la paura atavica di non avere diritto a un posto nel mondo. L’adolescenza di Matia, così come appare nel romanzo, non rappresenta una fase di liberazione, ma piuttosto il terreno in cui i nodi dell’infanzia si ripresentano con rinnovata violenza. La scoperta dei sentimenti, l’incontro con i primi turbamenti amorosi, il desiderio di immaginarsi un futuro diverso vengono puntualmente negati dalla realtà familiare, che la costringe dentro un destino già scritto. Il progetto di un matrimonio imposto, con un uomo che incarna tutto ciò che Matia rifiuta, diventa l’emblema della negazione radicale della libertà individuale . Benvenuto racconta questa fase con una lucidità spietata, lasciando emergere la disperazione di chi comprende di non poter scegliere la propria vita. La perdita progressiva di interesse per lo studio e per la scuola è descritta con intensa precisione emotiva: quel luogo, che inizialmente rappresentava una possibilità di riscatto e di riconoscimento, si trasforma in uno spazio percepito come inutile, svuotato di senso. L’abbandono scolastico non è soltanto una scelta dettata dalle circostanze, ma un gesto simbolico: rinunciare ai propri sogni perché il mondo ha già deciso al posto tuo . In queste pagine il romanzo mostra tutta la sua carica di denuncia sociale, restituendo con precisione il meccanismo di esclusione che si ripete per tante donne, intrappolate in un sistema che nega loro istruzione, autonomia e desiderio di realizzazione. Il linguaggio scelto dall’autrice accompagna questa discesa interiore con grande coerenza stilistica. Benvenuto adotta una prosa diretta, capace di restituire la crudezza dei fatti senza cedere mai alla spettacolarizzazione del dolore. I dialoghi, scarni ed essenziali, spesso si riducono a poche frasi che però racchiudono l’intero peso della situazione. Così il lettore percepisce che l’assenza di parole è a sua volta un linguaggio , fatto di porte chiuse, di silenzi, di gesti che comunicano esclusione. Al tempo stesso, il testo non si limita a descrivere la sconfitta, ma apre continuamente spazi di riflessione sul modo in cui il dolore può trasformarsi in consapevolezza. Matia non è mai una figura totalmente passiva: anche nei momenti di maggiore disperazione, conserva la capacità di osservare, di leggere le persone e le situazioni con uno sguardo penetrante. È questa capacità che le permette di non identificarsi completamente con la prigionia imposta, mantenendo viva, sotto la cenere, la scintilla di una coscienza autonoma. In altre parole, “Waila” non è solo la cronaca di un dolore, ma il racconto di una resistenza interiore che si afferma anche quando tutto sembra perduto . Con l’ingresso nell’età adulta, il romanzo acquista una dimensione ancora più densa, perché alle ferite personali si aggiunge la consapevolezza del tradimento sistematico subito da chi avrebbe dovuto proteggere e custodire. Non si tratta soltanto del rifiuto materno, che rimane la radice più dolorosa, ma di una catena di scelte e omissioni che continuano a negare a Matia il diritto di autodeterminarsi. La borsa di studio ottenuta con sacrificio e mai utilizzata per lei, i silenzi sulle sue sofferenze, l’indifferenza verso i suoi bisogni: ogni episodio contribuisce a rafforzare l’idea di una vita che le è stata sottratta pezzo dopo pezzo , fino a renderla estranea a se stessa. Al contempo l’intera opera è permeata da un’urgenza che cresce dal cuore della protagonista e prorompe sempre più evidentemente sulle pagine dell’opera: rompere il silenzio che imprigiona, trasformare la voce soffocata in parola narrata . In questo senso, Benvenuto costruisce un romanzo che è allo stesso tempo memoria personale, denuncia collettiva e invito alla resilienza. La maturità di Matia non coincide con una liberazione immediata: il percorso resta lungo e segnato da cadute, momenti di annientamento e tentativi di fuga interiore. Tuttavia, è proprio nella capacità di attraversare il buio che la protagonista trova la forza di ridefinire se stessa. Le pagine finali restituiscono una donna che non ha smesso di portare addosso le cicatrici, ma che ha imparato a riconoscerle come parte integrante della propria identità. È questa consapevolezza che permette a Matia di guardare al passato senza esserne più completamente schiacciata, di trasformare la sofferenza in memoria e testimonianza. Benvenuto accompagna questo processo con una scrittura che si fa via via più intima e riflessiva, come se la voce della narratrice e quella della protagonista si sovrapponessero. In questo punto il romanzo abbandona la pura cronaca degli eventi per aprirsi a una dimensione più ampia, quasi corale, in cui la vicenda di Matia si fa specchio delle tante storie di donne che hanno vissuto esperienze simili. Il dolore individuale si intreccia così con una testimonianza universale sul bisogno di riconoscimento, sulla fame di amore e libertà che attraversa generazioni intere. Quello che colpisce, arrivando alla conclusione, è la capacità dell’autrice di non indulgere mai nella consolazione facile. Non c’è un lieto fine tradizionale, non c’è una risoluzione definitiva: ciò che rimane è la consapevolezza che il cammino verso la libertà è complesso, ma possibile. “Waila” non offre ricette né soluzioni immediate, ma indica una direzione: quella di non cedere al silenzio, di riconoscere la propria voce come l’unica vera arma contro l’annientamento.  

La responsabilità editoriale e i contenuti di cui al presente comunicato stampa sono a cura di Conoscere Cultura

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