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CREMONA. L'OSTERIA

Ultimo bicchiere al Fico, così si chiude una storia secolare

Live club, salotto letterario e laboratorio di idee: domenica 28 settembre 2025 festa d’addio

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

23 Settembre 2025 - 05:20

Ultimo bicchiere al Fico, così si chiude una storia secolare

Anna Carol sul palco dell’Antica Osteria del Fico fotografata il 2 novembre 2022 dalle grate della finestra che si apre su via Grandi

CREMONA - L’ultimo bicchiere sarà versato domenica. Poi il bancone resterà in silenzio: niente più brindisi né confidenze. L’Antica Osteria del Fico chiude i battenti. Cremona perde non solo un locale, ma un pezzo della propria anima. Per tutti, semplicemente, ‘il Fico’. Un nome che sa di casa, che evoca consuetudini e radici. Come quelle della pianta che cresce nel cortile e che vigila discreta sugli avventori.

Già nel Settecento — attestano fonti documentali — in quell’angolo tra via Grandi e via Colletta esisteva una locanda del Fico. Ancor prima, dal Trecento, lo stabile nel cuore del consorzio di Sant’Omobono accoglieva viandanti e pellegrini, che convergevano a Cremona per venerare il santo laico. E i frequentatori di lungo corso giurano di ricordare, sui muri, gli anelli a cui un tempo si legavano i cavalli. Dagli Anni ’30, con la gestione della famiglia Politi, l’osteria ha continuato a essere una fiaccola accesa. Celebre un aneddoto degli Anni ’60: durante la cottura dei leggendari spiedini, una cappa prese fuoco lasciando più paura che danni e regalando un ricordo che oggi strappa sorrisi. Nei primi Anni ’90 arrivarono i Fiori, poi il piacentino Renato prima di Nicoletta con Enrico, quindi la famiglia Uggeri con Franco alla guida e il giovane Stefano tra i tavoli. Generazioni diverse, accomunate dal filo dell’accoglienza e della convivialità.

La svolta risale al 2007. Con Max Contini e Mario Feraboli — più tardi con il tocco gastro-artistico di Silvia Bonomi — il Fico cambia pelle, senza perdere l’anima, e diventa fucina culturale, live club che il lunedì sera porta in città musicisti da ogni angolo del mondo. Artisti che mai ci si sarebbe aspettati di vedere sul piccolo palco fatto di legno e di magia. Se Hugo Race — ex chitarrista di Nick Cave — affiancato dai Sacri Cuori è stato il detonatore del prodigio ‘monday night live’, il nome più altisonante passato sotto i riflettori del Fico è probabilmente quello di Lydia Lunch, sacerdotessa della no wave newyorchese. Accanto a loro, un’intera costellazione di cantautori e protagonisti della scena indipendente.

Mario, con il suo bagaglio letterario e la vocazione da animatore culturale, ha trasformato l’osteria in un laboratorio vivo di idee: rassegne, dibattiti, mostre, cicli di incontri che intrecciano letteratura — tra i ‘big’ impossibile non citare Nicola Lagioia e Paolo Cognettimusica e impegno civile. Non a caso tra quelle mura sono germogliati il Cremona Pride e il Porte Aperte Festival. Perché certe rivoluzioni, prima di scendere in piazza, nascono intorno a un tavolo, davanti a un calice.

Restano alcune serate speciali per congedarsi. Stasera Marco Turati e Matteo Rastelli raccontano la nascita delle esperienze che hanno segnato la città; giovedì alle 18 Stefano Panizza presenta ‘Misteri di Cremona’ e alle 21 Carmine Caletti e Donatella Migliore ripercorrono l’epopea culturale del Fico; domenica la festa d’addio, da mezzogiorno a notte fonda. Resterà l’eco dolceamara di ciò che il Fico ha rappresentato: non solo un locale, ma un crocevia di multiculturalità, un salotto letterario, un approdo sicuro per chi cercava musica, parole, inclusione.

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