L'ANALISI
29 Settembre 2025 - 11:31
C’è un punto in cui la realtà , osservata di taglio, rivela all’improvviso giunture segrete . Le cose quotidiane si aprono come conchiglie e, dal loro interno, sporge una lucentezza che non appartiene solo al regno del visibile. “I fantastici segreti di Battiluna” ( Gruppo Albatros il Filo ) nasce in quella fenditura: il mondo ordinario non si spegne, entra in risonanza. Andrea Calosi , dopo la raccolta "I racconti di Oscar il viandante" , esordisce nel romanzo con un’immaginazione organizzata e vigile che sceglie una cittadina immaginaria sul mare per esercitare un’antica arte: trasformare il dettaglio in presagio, la memoria in rotta, l’infanzia in frontiera. Battiluna diventa una mappa del possibile e la porta d’accesso la custodisce una nonna, che appare come un archivio di storie e come una chiave di volta. Qui i segreti non si esibiscono, chiedono soltanto orecchie pronte e un cuore disposto ai passaggi di livello. Alex e Luna , fratello e sorella, affrontano il tempo sospeso delle vacanze e il tempo sospeso della perdita. La casa della nonna materna ne regge il peso e organizza intorno a sé un sistema di oggetti, libri, quaderni, tracce. Un diario ritrovato invita a scavalcare il recinto di ciò che si conosce e introduce una variazione nell’aria. Calosi dispone qui la prima costante del romanzo: l’immaginazione segue la perdita e la colma con figure, paesaggi, leggende. L’ingresso nel regno del fantastico avviene per prove, dialoghi, minuscoli slittamenti di senso. Da quel momento il lettore si muove dentro una soglia che assomiglia a un cantiere, con regole e segnali, con pericoli calcolati e vie di fuga. Il romanzo orchestra una densa rete di rimandi al folklore di tanti popoli . L’Albero del Pane e le uova miracolose che assumono il sapore desiderato mostrano che a Battiluna il magico ama passare per la cucina, luogo di trasformazioni lente e rituali ripetuti. Questo innesto tra cucina e incanto ha una funzione precisa: insegnare che la meraviglia non vive solo tra i lampi, trova dimora nelle mansioni di tutti i giorni e nelle mani che impastano. La leggenda qui non cade dall’alto, circola orizzontalmente e si fa commestibile. Nella lingua dell’infanzia, questa equivalenza produce un’educazione sottile alla complessità, perché permette di connettere sensazioni, regole, rischi. Il motore della narrazione si affida a molti dialoghi . Calosi scrive scene che procedono per scambi rapidi, un’oralità controllata che rende teatrale il passo. Il risultato è un tempo elastico che non perde ritmo, utile per un pubblico giovane e per lettori adulti che cercano nel fantastico un modo per riattivare il piacere del racconto. La scelta lessicale resta limpida . Le frasi non replicano la parlata infantile, rispettano l’intelligenza dei ragazzi e permettono a chi legge di allenare l’orecchio a sfumature emotive. I legami familiari e amicali sostengono l’intera impalcatura. Alex e Luna compongono una diade riconoscibile e mobile. Le differenze tra loro definiscono un dialogo interno al romanzo. Il lettore assiste a una fratellanza che si costruisce attraverso la condivisione di compiti, la cura, gli scambi di sguardi durante il pericolo. La nonna non viene trattata come semplice custode di tradizione, ma come un personaggio che porta il peso delle omissioni e la responsabilità dei racconti. Esiste un non detto che non funziona come vuoto, bensì come invito a cercare. L’amicizia, poi, entra in forma di alleanze con coetanei e figure intermedie, così ogni gesto di aiuto diventa prova di maturazione . La casa vive di rituali semplici, come apparecchiare o riordinare: quel ripetere le cose di ogni giorno si trasforma in esercizio morale. Un dettaglio domestico fa da sismografo per scosse più grandi. I “normali problemi” dei bambini, dalla scuola ai piccoli conflitti tra pari, si incastrano senza forzature dentro la linea avventurosa e restituiscono una verità: l’eroismo non nasce a distanza dalla quotidianità, nasce in essa . La minaccia principale si presenta con una delle figure horror più efficaci dell’immaginario pop: gli zombie . Essi vengono prodotti da una regola sbagliata, da un uso distorto di ciò che appartiene all’ordine della vita. La loro presenza impone protocolli, parole d’ordine, un lessico di difesa. La formula, da ripetere più volte, funziona come rituale collettivo, quasi una litania che richiama all’attenzione e al respiro. I bambini imparano che il coraggio non coincide con l’assenza di timore. L’azione nasce dalla capacità di stare dentro la paura con una regola, un amico vicino, una voce adulta che non molla. Dentro questa logica prende corpo un principio etico: salvare una creatura significa preservare l’equilibrio dell’intero sistema, anche quando quell’atto obbliga a confrontarsi con conseguenze più larghe. Gli episodi dedicati al salvataggio, alle cure improvvisate, al patto di non arrecare danno, costruiscono un ethos concreto. La pace diventa una pratica di prossimità e di linguaggio. Si sceglie di non ferire, si decide di condividere, si corregge un gesto impulsivo, si chiede aiuto, si pensa al dopo. In un tempo saturo di conflitti, questo romanzo invita a un esercizio diverso: immaginare come si mette in sicurezza un piccolo mondo . Sul piano della scrittura, Calosi sceglie un registro limpido e mobile . La frase breve convive con una sintassi che sa allungarsi quando la scena chiama una descrizione più lenta. Il lessico evita l’ornamento superfluo e utilizza parole-strumento, utili per montare e smontare scene con rapidità. La comicità affiora in posizione strategica, in modo da smussare la tensione senza disperderla. L’invenzione mitopoietica attinge alla tradizione fiabesca europea e si apre a echi di altri continenti, con lo spirito dell’antologia vivente. Non c’è esotismo da cartolina, c’è la curiosità intelligente di chi riconosce negli archetipi un capitale condivisibile. Il libro mantiene una temperatura media perfetta per la lettura familiare. Un adulto può affiancare un ragazzo, un insegnante può costruire su queste pagine un esercizio di comprensione del testo che alleni inferenze e previsioni, una classe può discutere scelte e conseguenze. La struttura a quadri dialogici, in questo, facilita l’ascolto reciproco. Un capitolo ideale di educazione sentimentale si costruisce così, senza cornici dichiarative. Affrontare le paure , imparare a nominarle, condividere strategie, rispettare confini, verificare l’effetto delle parole: tutto questo il romanzo lo mostra attraverso la pratica della narrazione. Il messaggio complessivo, a questo punto, si chiarisce: il mondo contiene meraviglie e per custodirle occorrono sguardi e mani . L’immaginazione non è evasione, è officina della cura. La pace non è un esito astratto, è una pratica che richiede strumenti: ascolto, regole condivise, rispetto della vita, capacità di fermarsi sul ciglio e valutare. In tempi che chiedono reazioni rapide e parole affilate, il romanzo propone un ritmo differente e lo rende desiderabile. Il finale lascia la sensazione che il varco resti aperto e che Battiluna continui a battere luce nella memoria del lettore. “I fantastici segreti di Battiluna” si candida a compagno di scaffale per scuole e famiglie, con una doppia promessa: vivere un'avventura e allenare lo sguardo . Se la fiaba è il primo laboratorio di logica, questa in particolare ricorda che la logica del cuore, quando trova regole chiare e compagnia affidabile, diventa forza civile.
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