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Bella fatica, avere talento. Essere schiappa è dura

Chi è negato per lo sport, non deve subire una discriminazione supplementare. E, in coda, qualche modesta proposta per rilanciare l’attività sportiva nella scuola

Giovanni Ratti

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redazione@laprovincia.it

03 Settembre 2024 - 05:20

Bella fatica, avere talento. Essere schiappa è dura

Signor direttore,
le chiedo ospitalità per inserirmi nel dibattito sullo ius soli per meriti sportivi. Dico subito che sono perplesso. E prima che qualcuno abbia a sospettare che anch’io stia per estrarre dal cassetto un libro grondante fregnacce, sperando di trarne vertiginosi profitti, mi precipito a spiegare la mia posizione. Che è semplicemente la difesa di un diritto che ritengo fondamentale: il diritto di essere una schiappa.

A fare differenze ci pensa già la natura, che è madre per i pochi che hanno talento da vendere e matrigna per i tanti che scoprono a proprie spese che il talento non si può comprare. Concedere la cittadinanza solo a chi brilla nello sport è una ulteriore discriminazione. Bella e buona, nel senso di brutta e cattiva. E chi come me schiappa è stato in ogni disciplina e ha smesso di esserlo solo quando ha smesso di provare a fare sport, sa di che cosa parlo. E se ti stai chiedendo a quale titolo parlo a nome della categoria, spero che per accreditarmi come schiappa a tempo pieno basti la seguente autocertificazione.

Gioco del pallone: all’oratorio ero utile per migliorare l’equilibrio tecnico fra le due squadre, nel senso che mi mettevano nella squadra più forte per indebolirla. Sci: sport praticato solo nell’anno di naja. La mia impresa più notevole è stata quella volta che a San Sicario sono scivolato dallo skilift provocando un inedito tamponamento a catena con blocco dell’impianto, poco apprezzato dal tenente che avrebbe dovuto firmarmi la licenza.

Basket: dopo che perfino Mario Radi aveva rinunciato a insegnarmi a camminare e palleggiare nello stesso momento, ricordo gli sguardi compassionevoli di Uber Zampolli quando esultavo se il mio tiro prendeva un punto qualsiasi del tabellone. Al ciclismo ho rinunciato, con buona pace di Tamba, quando ho incominciato ad avere le visioni mistiche anche in pianura.

Atletica: amavo appassionatamente la corsa campestre, senza essere ricambiato. Per fortuna ‘Cio’ Italia, che aveva vinto delle Cinque Mulini e per tutta la vita ha seminato amore per la nobile fatica della corsa, non badava al talento ma alla passione. E per questo, mentre gli altri suoi allievi facevano già la doccia, aspettava con pazienza che arrivassi anch’io per dirmi bravo.

Potrei continuare, ma credo si sia capito che ho pieno titolo per parlare a nome della categoria. Che già svantaggiata di suo, non ha certo bisogno di vedersi presentare conti supplementari da pur benintenzionati legislatori. Chi è bravo nello sport ha già dei vistosi vantaggi nella vita, dal successo con le ragazze in giù. Semmai ci si dovrebbe inventare qualche forma di risarcimento per chi è stato saltato dalla Natura nella distribuzione dei talenti sportivi.

E poi sulla questione del cosiddetto merito io mi impunto come un mulo degli alpini. Che ‘merito’ c’è nell’essere nati forti leggeri coordinati veloci resistenti galleggianti e compagnia bella delle qualità che pochi hanno e tanti non abbiamo? Perché dunque riconoscere un diritto solo a chi è già privilegiato dalla sorte, e negarlo al negato? Sul serio non c’è altro modo, per eliminare una discriminazione, che aggiungerne un’altra? Vogliamo creare la categoria dei discriminati al quadrato? La sana competizione è una bella cosa, perché esasperarla mettendo in palio addirittura il diritto di cittadinanza? Un diritto c’è o non c’è, per tutti. E poi, scusate la diffidenza, ma non è che concedere la cittadinanza per meriti sportivi, è un cavallo di Troia per poi arrivare al suo contrario, cioè revocare la cittadinanza a chi si è ‘macchiato’ di demeriti sportivi?

No, perché in questo caso sarei più o meno il primo della lista, e alla mia età questo comporterebbe qualche disagio, certo controbilanciato – lo ammetto - da un bel sollievo per l’Inps. Insomma non vorrei, alla mia già menzionata età, vedermi costretto a scendere in politica fondando un altro partito (nome provvisorio Forza Schiappa) a tutela di chi dallo sport ha già avuto abbastanza grane in vita sua, senza bisogno di ulteriori complicazioni.

Naturalmente tessera gratis a chi non ha la cittadinanza e si sente una schiappa (essere schiappa è una categoria dello spirito che trascende bazzecole quisquiglie e pinzillacchere tipo dove sei nato, di che carnagione sei, e sai chi erano i sette re di Roma). Non vorrei concludere con un tono ricattatorio, ma i politici stiano attenti a quello che fanno, noi schiappe siamo invisibili perché ce ne stiamo buoni, ci adattiamo a restare una maggioranza silenziosa che fa rumore solo quando c’è da applaudire quegli altri, quelli bravi.

Ma se volete che rimaniamo al nostro posto cioè ai margini, ricordatevi che siamo in tanti, più ancora dei balneari che fanno così paura. E di sicuro molti più di quelli bravi. Mettete pure lo Ius soli per meriti sportivi, ma insieme infilateci lo Ius Schiappae. E vivremo quasi tutti felici, contenti e italiani. E dato che si ricomincia a pensare alla scuola, mi permetto di aggiungere in appendice qualche proposta per rilanciare l’attività sportiva in ambito scolastico.

Che il settore boccheggi come un pesce rosso saltato fuori dalla boccia con l’acqua mi sembra chiaro. C’era una volta il Campo Scuola pieno di ragazzi per i Giochi della Gioventù, c’era una volta la Spettacolo con le tribune piene per le finali dei campionati studenteschi. Guccini se ne avesse voglia ci potrebbe scrivere una versione alternativa del Vecchio e il bambino, tanto sembra remoto il tempo in cui si scendeva in campo accompagnati dal simpatico coro ‘Eo Eo le seghe del liceo’.

È un pezzo che il rapporto fra scuola e sport tende a mettersi peggio di quello fra Totti e Hilary, e rischia di prosciugarsi prima ancora del Mar Morto se non ci si ingegna a inventare qualcosa che renda lo sport scolastico attraente per la cosiddetta generazione Zeta. Anche alla luce dell’esperienza maturata nel corso della mia brillante carriera biennale come supplente di ginnastica, mi permetto di sottomettere alle autorità competenti qualche spunto per dare una salutare rinfrescata al settore, con discipline nuove o riadattate.

Qualche esempio? Corsa all’acquisto dell’ultimo modello di iPhone, che sarà usato anche nelle staffette al posto del vecchio testimone; salto della connessione; lancio del tablet; corsa con i banchi a rotelle (già che ci sono, usiamoli per qualcosa invece di lasciarli in soffitta) utilizzabili anche per una specie di bob che si potrebbe chiamare Bancosburla. Introdurrei il tiro al piattello (specialità trap, naturalmente) e il monopattinaggio a rotelle (scommetto che la specialità slalom fra i pedoni farebbe furore), sposterei il torneo di calcio dal campo alla Playstation4. Anche la benemerita categoria dei cronometristi sarà chiamata ad aggiornarsi, adottando cronometri che invece dell’obsoleto tic tac fanno TikTok.

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