L'ANALISI
18 Luglio 2020 - 07:00
MILANO — Salvatore Ligresti ha ammesso di aver pagato tangenti per oltre un miliardo per acquisire appalti per la costruzione della metropolitana milanese. L'ammissione, stando a quanto ha riferito il difensore di Ligresti, è stata fatta dallo stesso costruttore-finanziere nel corso dell'interrogatorio cui è stato sottoposto nel carcere di San Vittore dai magistrati che conducono le indagini sulle tangenti.
Ligresti avrebbe precisato di non avere mai dato direttamente denaro ai politici, ma di averlo versato al costruttore Mario Lodigiani che fungeva da collettore delle tangenti stesse.
La Guardia di finanza ha compiuto una trentina di perquisizioni in uffici delle società di Ligresti a Milano, Roma, Torino e Ravenna.
Ieri la Borsa è scesa non solo per l'intervento della Banca d'Italia ma soprattutto per il coinvolgimento di Ligresti nello scandalo tangenti.
Salvatore Ligresti, re del mattone, è da giovedì sera in cella con un tossicodipendente. E ieri mattina ha subito fatto capire di non voler subire ancora a lungo questa situazione. Quindi ha parlato. E ha detto di aver pagato. In tutto oltre un miliardo per lavori alla nuova linea della Mm (metropolitana milanese). Ma l'interrogatorio è continuato per tutta la giornata e nel pomeriggio sono arrivati a San Vittore i giudici di Padova che indagano su un appalto che la Grassetto (impresa di Ligresti) ha vinto per la costruzione del nuovo stadio. È stata una giornata lunghissima, quella di ieri, per il finanziere siculomilanese. Le porte del carcere si aprono per lui nella tarda serata di giovedì. Viene messo in cella con un giovane drogato di Brescia.
Sì, ho pagato — ha detto il finanziere — perché altrimenti non mi avrebbero lasciato portare a termine i lavori.
E i lavori in discussione sono un lotto della Linea 3 e la stazione di Rogoredo della Mm oltre ad alcune finiture su tutta la linea della metropolitana.
Ligresti ha spiegato anche di aver ereditato il pagamento della tangente con l'acquisto della Grassetto, un'impresa di costruzioni con sede a Padova che l'ingegnere ha rilevato nel 1987. In sostanza gli appalti erano cominciati con la vecchia gestione e con gli appalti i vecchi proprietari, i fratelli Grassetto, avevano cominciato a pagare. Al momento del passaggio Ligresti sarebbe stato informato dall'allora presidente della Grassetto, l'ingegner Sergio Pavan, che erano in corso i pagamenti ai politici milanesi.
La stessa versione è stata ribadita da Giovan Battista Damia, l'attuale presidente della «Grassetto costruzioni».
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