L'ANALISI
28 Settembre 2019 - 07:00
MADRID, 27. — Sono stati fucilati. Stamane, all'alba, si è conclusa nel sangue l'angosciosa vicenda di cinque degli undici anti-franchisti condannati a morte, cui il «Caudillo» aveva negato la commutazione della pena.
Tre giovani sono stati passati per le armi nel poligono di tiro di una caserma nei pressi della capitale, uno in un cimitero di Barcellona e un altro a Burgos.
Le esecuzioni sono avvenute quasi contemporaneamente alle 8,30, e solo all'ultimo momento le autorità militari hanno preferito accantonare il medioevale strumento di morte della garrota, optando per la fucilazione. Non è stata fornita alcuna spiegazione ufficiale per questo improvviso mutamento di programma, che non è privo di significato dal momento che la morte davanti al plotone di esecuzione viene considerata dagli spagnoli più «onorevole» rispetto a quella provocata dalla garrota.
Tuttavia, fonti vicini al carcere di Carabanchel, dove erano detenuti alcuni condannati, hanno spiegato la decisione con il fatto che l'esecuzione a mezzo della garrota avviene in genere nella prigione dove si trova il condannato, mentre la fucilazione avviene nel cortile di una caserma. «Aggarrotare» gli imputati avrebbe, quindi, potuto creare disordini all'interno del carcere. Ma forse all'origine del cambiamento di programma vi sono stati anche motivi di ordine psicologico, considerato il macabro rituale della garrota e l'orrore che questo strumento di morte suscita, soprattutto all'estero.
I tre anti-franchisti condannati per l'uccisione di un poliziotto a Madrid, erano stati trasferiti stamane, prima delle otto, dal carcere di Carabanchel alla caserma del genio nel villaggio di Hoyo de Manzanares, una trentina di chilometri dalla capitale. Il carcere era circondato da un centinaio di agenti della guardia civile armati di mitra, che avevano completamente isolato la zona.
I tre condannati erano: José Sanchez Bravo Sollas, un giovane studente ventunenne, Jose Humberto Baena Alonso, studente, ventitreenne, e Ramon Garda Sanz, ventisettenne, l'uomo che secondo il «consiglio di guerra» madrileno ha materialmente sparato contro l'agente. Tutti e tre erano membri del FRAP, «Fronte Patriottico Antifascista Rivoluzionario», una organizzazione di estrema sinistra.
Le loro ultime ore di vita sono state strazianti. Sanchez Bravo Sallas ha trascorso l'ultima notte insieme alla moglie incinta, alla madre, ad una sorella e a un fratello. La moglie, finita anch'essa in prigione per attività anni- franchista, aveva avuto un permesso speciale dalle autorità per lasciare il carcere ed essere vicina al marito nel momento dell'addio.
Stamane, quando i caro» rieri sono venuti a prelevare Sanchez Bravo Sallas, c e stata una scena disperata. «Commettete un assassinio!», ha gridato la madre, in lacrime. Il secondo condannato, José Humberto Baona Alonso, ha invece trascorso gran parte della notte a scrivere lettere di commiato ari paranti. Non sapeva che all'ultimo momento i suoi erano partiti dalla Galizia per abbracciarlo prima dell'esecuzione. Il terzo anti-franchista, Garcia Sanz, ha preferito vivere le sue ultime ore, nel più completo isolamento.
L'esecuzione dei condannati ha richiesto pochissimo tempo. Subito dopo, i loro corpi sono stati sepolti in una fossa comune nel piccolo villaggio dove i giovani antifranchisti hanno concluso i loro giorni.
L'inutile telefonata del Papa nella notte
CITTA' DEL VATICANO. 27. — Il Papa ha telefonato stanotte alle autorità spagnole per un estremo e vano tentativo di salvare la vita dei cinque condannati a morte.
Non si sa se abbia parlato personalmente con il generale Franco, oppure con il capo del Governo di Madrid.
Fatto sta che ha supplicato «chi di dovere» affinchè graziasse i morituri.
Lo ha rilevato lo stesso Paolo VI questa mattina, rivolgendo un breve discorso alle migliaia di fedeli che gremivano l'aula delle udienze.
Ha voluto confidare l'«accoramento» che provava «per la drammatica notizia» e ha rinnovato due condanne: prima, contro gli attentati terroristici, quindi contro la repressione governativa.
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