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2 marzo 1949

Chi uccide deve essere ucciso, afferma il “Barbablù” cremonese

E chiede di essere giustiziato sul luogo del delitto

Annalisa Araldi

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aaraldi@publia.it

02 Marzo 2019 - 07:00

Chi uccide deve essere ucciso, afferma il “Barbablù” cremonese

Per quanto oggi gli uffici osservino l'orario festivo, la Corte d'Assise funzionerà ugualmente, per lo svolgimento a carico di quel Brambilla D. di L., di 46 anni, che uccise tre anni or sono, a colpi di roncola, la sua giovane amante Pierina, abitante a Villacampagna, fra Soncino e Soresina. La tragedia è avvenuta perchè la ragazza, che pochi mesi dopo avrebbe dovuto andar sposa, si era lasciata indurre dai familiari a troncare la relazione.

Il Brambilla non era nuovo a gesta sanguinose: nel 1934, aveva ucciso a Milano, a colpi di coltello, un'altra giovane donna con la quale aveva stretto relazione, ed era stato, per quel delitto, condannato a 21 anni di reclusione. Liberato dai tedeschi, ed inviato in Germania, al suo ritorno nel 1945, aveva ferito a rasoiate un'altra amante che voleva liberarsi di lui.

Per quanto questo processo sia grave, si pensa che in una giornata possa esser risolto. Infatti, l'imputato è confesso ed i testimoni non dovrebbero superare la decina. Oltre al P. M. dott. Gemelli, parleranno l'avv. di parte civile ed i due difensori di Milano e di Cremona. Con ogni probabilità, la discussione si accentrerà sulla perizia esperita dal direttore del manicomio criminale di Castiglione delle Stiviere il quale, chiamato dall'autorità giudiziaria a fare una perizia psichiatrica, ha affermato che nel Brambilla le capacita di intendere e di volere sono molto diminuite, ma che in lui permane lo stato di pericolosità. È  evidente che,  se questa tesi dovesse essere accolta (cosa non improbabile, dato che non si tratta di una perizia di parte) la condanna dovrebbe essere relativamente minima: una decina di anni di reclusione e l’ordinanza di ricovero in un manicomio criminale per un tempo determinato. Ma non si deve credere che, scaduto il termine, il detenuto possa essere automaticamente rilasciato, come avviene in carcere. Nei manicomi, funziona una commissione, la quale, allo scadere d'ogni periodo, rinnova le proprie visite. Se i sanitari ritengono che il detenuto non sia ancora guarito, e possa essere ancora socialmente pericoloso, il periodo di detenzione al manicomio viene rinnovato; e si sono  verificati molti casi in cui questa detenzione, originariamente a termine, ha finito per essere perenne.

Mesi or sono, il Brambilla, ebbe una strana manifestazione. Scrisse una lettera alla nostra autorità giudiziaria, nella quale chiedeva di essere subito trasportalo sul luogo stesso ove compì l'ultimo suo delitto per esservi senz'altro soppresso. «Perché, spiegava, chi uccide deve essere ucciso». Non sarebbe da escludersi che la stessa strana richiesta la rinnovasse oggi in udienza.

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Commenti all'articolo

  • lz.alfaguzzi

    11 Giugno 2019 - 11:25

    Credo che sia doveroso farlo. Dato che se come tutti si proclamano cristiani. Si rammentino cosa disse Gesù nel orto degli ulivi a Pietro. ( CHI DI SPADA FERISCE -DI SPADA PERISCE. ) Credo che sia questo il rispettare le sacre scritture.

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