L'ANALISI
04 Gennaio 2019 - 07:00
È una preziosa opera d'arte, non una reliquia – Se ne parla nel «Mitrale», opera scritta dal vescovo Sicardo - Una ricognizione rivelatrice fatta nel 1925
Si ritorna a parlare della «Tavola di S. Agata»; questa volta, però, il discorso dovrebbe essere già giunto al suo termine perchè il prof. Ugo Gualazzini, che nel 1925, ancora studente universitario, ebbe il merito di affrontare la ricognizione del cimelio recante la immagine della santa, ha offerto in un suo recentissimo studio, nuovi elementi in rapporto non soltanto alla validità del cimelio stesso, che e da considerarsi soltanto un prezioso monumento di pittura lombardo-romanica, ma alla sua storia e soprattutto alla leggenda che è stata alimentata dal sedicesimo secolo in avanti a causa di una cattiva interpretazione dei testi antichi.
La «Tavola di S. Agata» è una preziosa opera d'arte della fine del XIII secolo, creata da un ignoto pittore lombardo che potrebbe benissimo essere stato cremonese. Fu considerata una preziosa reliquia religiosa, prova inconfutabile di un miracolo consacrata dalla tradizione e recepita anche negli «Acta Sanctorum». Ma il valore di reliquia venne attribuito nel sec. XVII. È, infatti, nel '600 che la Tavola viene considerata come quella che venne miracolosamente deposta sotto le spoglie della giovane martire catanese da un angelo venuto dal Cielo, secondo la concordante tradizione antica.
Ma che attinenza ha questa Tavola cremonese con il culto che si faceva a Catania, patria di origine della vergine martire? Nessuna attinenza, ha risposto Gualazzini, perchè la devozione alla santa in Cremona aveva una funzione soltanto antiereticale. Inoltre, la traslazione della Tavola miracolosa posta dall'Angelo sotto il corpo della santa da Catania fino a Cremona, non è documentata e deve considerarsi un frutto della fantasia popolare di epoca, fra l'altro, tarda.
In effetti fino al 1925, cioè finché non venne effettuata la ricognizione da parte di Gualazzini e del computato Alvise Alovisi, si era incerti sulla natura di questa Tavola. Non si era sicuri se essa fosse una teca che racchiudesse una pietra oppure si trattasse veramente di una reliquia. Dopo la ricognizione si scoperse che la Tavola era di legno.
Dallo studio del Gualazzini, si traggono queste conclusioni:
a) il più antico ricordo che si abbia della cosiddetta «Tavola di S. Agata» è nel «Mitrale» di Sicardo; b) il «Mitrale» è, quindi, senza dubbio opera di un Cremonese, e più precisamente del vescovo Sicardo, al quale è sempre stato attribuito, in quanto vi è rilevabile almeno un riferimento specifico alla vita e alle consuetudini cremonesi, come la processione con la «Tavola di S. Agata»; c) il culto processionale della Tavola stava diffondendosi proprio nel momento in cui il «Mitrale» veniva scritto; d) la Tavola del secolo XII e quasi certamente fino verso la fine del XIII recava la sola immagine della Martire; e) Sicardo non dice affatto né che la Tavola provenisse da Catania, né che essa fosse una reliquia, né che essa fosse un reliquiario; f) le prime notizie relative alla traslazione del cimelio da Catania a Cremona risalgono al secolo XVI e, a ben esaminarle, risultano del tutto inconsistenti e prive di documentazione; g) il culto in Cremona di S. Agata risale almeno al secolo XI ; h)falsa è la documentazione attestante il dono dei Catanesi a Corradino Anguissola della Tavola. Essa è molto probabilmente prodotto del falsario Antonio Dragoni, che, quanto meno, l'avallò; i) la Tavola di S. Agata non è, comunque, quella che la tradizione vuole fosse stata posta da un angelo sotto le spoglie della Vergine catanese. Infatti è nata soltanto nel secolo XVII e per opera di Giuseppe Bresciani la leggenda della identità fra le due tavole; l) la esaltazione della Santa e delle sue virtù è fatto legalo alla propaganda antiereticale che fu particolarmente intensa in Cremona nel secolo XI e in quelli seguenti; m) sotto il profilo religioso la Tavola di S. Agata è da considerarsi come una miracolosa immagine, in quanto la tradizione ha concordemente attribuito il verificarsi di fatti eccezionali alla sua presenza e in luoghi calamitosi; n) gli storici dell'arte possono trarre dalle presenti note ulteriore conferma che la Tavola di S. Agata non ebbe con la Sicilia altro che relazioni ideali. Le virtù eroiche della Vergine catanese suscitarono slanci di fede e ardore religioso nei Cremonesi.
Lo studio del prof. Gualazzini è ora presentato anche in estratto quale devoto omaggio all'editore Giuffré, immaturamente scomparso, che con la sua opera ha saputo realizzare feconde iniziative oggi rimaste validissime nel mondo della cultura.
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