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AUTOMOTIVE: LO SCENARIO

Elettrico: la rivoluzione spaventa tutto il settore

In Lombardia è «verde» solo lo 0,4% dei veicoli circolanti e il 5,4% delle immatricolazioni. Bozzini (Cna): «Siamo favorevoli alla transizione ecologica, ma non sia irrazionale. I costi sociali ed economici saranno molto superiori ai benefici in termini di sostenibilità»

Mauro Cabrini

Email:

mcabrini@laprovinciacr.it

25 Ottobre 2022 - 18:19

Elettrico: la rivoluzione spaventa tutto il settore

CREMONA - La scadenza è già fissata: dal 2035 anche in Lombardia, e quindi a Cremona e in provincia, sarà messa al bando la vendita delle automobili e dei furgoni endotermici tradizionali. Tradotto: secondo il pacchetto ‘Fit for 55’ già approvato dal Parlamento Europeo, non si potranno più acquistare auto con motore endotermico. Una decisione che già ora, inevitabilmente, mette in estremo allarme l’intero comparto dell’Automotive regionale, che vanta 13.020 imprese attive con oltre 55 mila addetti per un valore aggiunto generato di oltre 3,6 miliardi di euro, e quello locale. Il tutto considerando che attualmente le auto elettriche rappresentano solamente lo 0,4% (23.429) dell’intero parco circolante di autoveicoli della Lombardia, che si attesta attorno ai 6,9 milioni e che si specchia, proporzionalmente, in numeri simili nel territorio.


Del tema, e dei rischi della filiera, si è discusso oggi in Cna Lombardia, dove è stato presentato lo studio «La filiera dell’Automotive in Lombardia» realizzato grazie alla collaborazione con il Centro Studi Sintesi che ha fotografato al meglio la situazione attuale che coinvolge l’intero comparto e la sfida tecnologica dell’elettrificazione nel prossimo decennio la quale comporterà allo stesso tempo minori esigenze di manutenzione ordinaria.

Giovanni Bozzini


«I dati che abbiamo elaborato — sottolinea il presidente di Cna Lombardia, Giovanni Bozzini — ci spingono ad affiancare il nostro grido di allarme a quello già lanciato giustamente dagli industriali del settore. Abbiamo finalmente spacchettato la rappresentazione della filiera in tutte le sue componenti: dalla fabbricazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche a quella dei sedili, dalla riparazione delle parti meccaniche alla manutenzione delle parti elettriche, dalla sostituzione degli pneumatici alla riparazione delle carrozzerie fino ai centri di revisione. Parliamo di un settore che ogni giorno vede circolare quasi 7 milioni di autoveicoli nella sola Lombardia e può vantare un valore aggiunto pari a oltre 3,6 miliardi di euro in tutte le sue componenti (produzione, commercio, riparazione, manutenzione, carrozzerie). L’Automotive lombardo dà lavoro a più di 50 mila persone».


Lo scenario: dei circa 6,2 milioni di auto circolanti in Lombardia a fine 2021, oltre la metà è alimentata a benzina (54,5%): si tratta di una quota più elevata rispetto alla media nazionale (44,7%). Oltre un terzo delle autovetture (34,5%) è invece alimentato a gasolio, a fronte di una quota del 42,9% nell’intero paese. Le cosiddette autovetture con alimentazione ecologica (gpl, metano, elettriche e ibride) sono in costante aumento e rappresentano oggi il restante 11% delle autovetture circolanti in Lombardia (12% a livello nazionale): nel 2015 erano meno del 7% del parco circolante. Inoltre la distribuzione per categoria euro delle autovetture circolanti in Lombardia alla fine del 2021 mostra come oltre la metà siano classificate «euro 5» (20%) e «euro 6» (36%). Rispetto al 2015 è evidente l’azione di sostituzione ad opera dell’«euro 6», diventato obbligatorio in quell’anno per tutte le vetture di nuova immatricolazione. Negli anni si è assistito ad una riduzione della quota degli standard inferiori, ma soprattutto degli «euro» 4, 3 e 2.

Stefano Binda


«Oggi l’elettrico in Lombardia rappresenta il 5,4% del totale delle immatricolazioni — aggiunge Stefano Binda, segretario di Cna Lombardia —. Un dato in costante crescita, ma che suggerisce qualche perplessità sul fatto di affidare ad una mobilità di fatto totalmente elettrica entro il 2035 il tema di una mobilità sostenibile. Siamo preoccupati che questa via non abbia successo, preoccupati dei suoi costi e della capacità del sistema di reggere ai volumi di elettricità da mettere a disposizione, anche alla luce delle dinamiche di prezzo di questi mesi. E siamo preoccupati per gli impatti che una transizione ecologica esclusivamente incentrata sull’elettrico avrebbe sullo stato di salute del comparto automotive lombardo, sia in termini di competitività sia in termini di occupati. Su tutto, valgano i dati sulle immatricolazioni dei veicoli diesel: dal 47,6 per cento nel 2015 al 13 per cento nel 2021 Noi non chiediamo di allentare la stretta sui fattori di inquinamento, tutt’altro. Riteniamo tuttavia che puntare di fatto quasi tutte le nostre fiches sull’elettrico non sia la risposta più efficiente. Usciamo dal dogmatismo tecnologico, ritroviamo il senso di una pluralità di fattori e di un mix di soluzioni vincenti in grado di rispondere a problemi complessi. I motori diesel di ultima generazione sono tra i meno inquinanti in base a test indipendenti i cui risultati sono noti. Questo significa che anche la tecnologia oggi percepita come la peggiore disponibile in realtà ha raggiunto standard accettabili nella lotta all’inquinamento».


Per questo, secondo Bozzini, «è imprescindibile aprire una discussione politica» non tanto sugli obiettivi di sostenibilità enunciati a livello comunitario, quanto piuttosto sulle modalità e sulle vie con cui raggiungerli. «Puntare solo sulla tecnologia elettrica sarebbe irrazionale — è il pensiero, tranciante, del presidente di Cna Lombardia — perché i costi sociali ed economici dell’operazione potrebbero superare di gran lunga i benefici in termini di sostenibilità. Naturalmente in cima ai pensieri di Cna Lombardia ci sono gli interessi del comparto e la sua transizione ecologica: ci vogliono, sì, incentivi, investimenti pubblici e politiche di formazione e accompagnamento alle nuove tecnologie sia per imprenditori sia per lavoratori, ma ci vuole anzitutto una forte flessibilità ideologica, un certo pragmatismo».

Guido Guidesi


Ha provato ad ottenerlo la Regione: «Abbiamo cercato di riaprire il dibattito, cercando di proporre modi alternativi di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità — rivendica il lavoro della Regione, l’assessore allo Sviluppo Economico, Guido Guidesi —. Ma evidentemente, i più arcigni sostenitori del non cambiare nulla rispetto a quanto deciso sono quelli che non hanno filiere dell’automotive sul loro territorio, in termini di componentistica, costruttori, manutentori. Un conto è condividere gli obiettivi climatici, un altro omologare il metodo di raggiungimento di quegli obiettivi, cosa che svilisce la capacità di azione di ogni singolo territorio. Questo vorrebbe dire perdere possibilità di confronto su idee diverse». Il tema sociale: «Chi oggi ha un veicolo Euro2 o Euro3 può avere in futuro l’auto o no? C’è chi oggi non si può permettere di sostituire una macchina, gente che non si potrà permettere nemmeno l’auto elettrica. È un tema sociale da affrontare senza mettere in discussione gli obiettivi».


La conseguenza, secondo Guidesi, è chiara già ora: per la filiera dell’automotive, è quella tra vivere e morire. «Perché nonostante quanto si dica in Europa, se un’impresa produce un pezzo per un motore endotermico, non si può riconvertire, se quel pezzo non fa parte dei veicoli elettrici — entra nel merito l’assessore regionale —. Per questo noi crediamo che serva neutralità tecnologica al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati in termini di sostenibilità».

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