Il più grande impero dell’antichità inizia a sfaldarsi (per vederne un altro delle dimensioni di quello romano bisognerà aspettare per 1500 anni Carlo V). Le più grandi città del nord: Aquileia, Bononia, Augusta Taurinorum, Udine, Cremona, tanto per citarne qualcuna sono in pericolo: i barbari invadono l’Italia. Per secoli hanno premuto ai confini, nel V secolo sotto la pressione di altri popoli che arrivano dell’est europeo si riversano oltre il limes. L’impero si sfalda dal punto di vista politico, rimarrà (almeno secondo alcuni storici) come entità sociale ed economica almeno fino all’avvento dell’Islam. Ma prima ancora di percorrere le vicende di questi nuovi popoli e del ruolo che hanno avuto nello svilup- po di Cremona occorre rispondere a una domanda: furono davvero i barbari a far crollare Roma, furono davvero questi ‘immigrati’, poveri, culturalmente e tecnologicamente arretrati, poco numerosi (solitamente le tribù non superavano gli 80-100mila individui, compresi le donne e i bambini) ad abbattere una grande struttura millenaria come l’Impero? Anche in questo caso le teorie sono molte e tutte affascinanti, ma non si possono non tenere in conto alcune particolarità che l’Impero presentava al momento dell’invasione, caratteristiche che ne determinarono la debolezza e dunque la caduta. In poche parole i barbari furono la spallata, ma Roma era già debole, molto debole, e per una serie di motivi. Roma cade ufficialmente nel 476, ma è ovvio che il processo di disgregamento arriva da lontano. Prima di tutto dall’ampiezza stesso dello Stato che fece venire meno il ruolo dello Stato stesso che portò al crollo dell’economia e delle strutture sociali. Inoltre iniziò a disgregarsi il sistema economico che era incentrato attorno al bacino del Mediterraneo, una sorta di mercato chiuso controllato da Roma in tutte le sue forme, con un’aggravante: il sistema si basava sul lavoro servile, soprattutto nel settore agricolo. Un forte contributo all’indebolimento lo diede anche il Cristianesimo, che cambiò, anzi rivoluzionò, le basi culturali e morali dell’antica società pagana (almeno nei primi secoli). Inoltre un’ondata di epidemie aveva falcidiato la popolazione europea. Una serie di circostanze che concorrono a far crollare Roma, fatti che si protraggono nell’arco di tre secoli almeno, ma tant’è che la storiografia fissa al 476, con la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augu- stolo, la data della fine dell’Impero Romano, almeno quello di occidente, visto che quello di oriente e o bizantino continuerà fino al 1453, hanno dell’invasione turca. A dare la cosiddetta spallata furono gli Eruli di Odoacre, una tribù che era al servizio dell’esercito romano (era questa diventata una lunga consuetudine, le battaglie combattute da Roma contro gli Unni di Attila in realtà non furono altro che scontri tra bar- bari). I primi ad arrivare in Val Padana furono i Visigoti, che nel 401 prendono d’assalto Milano e la saccheggiano. Da questa data è un continuo: bande gote arrivano in fino in Tosca- na e nel 410 Alarico e i Visigoti saccheggiano Roma. Nel 452 arrivano gli Unni, fermati sul Mincio, dice la leggenda, da Leone Magno, e nel 455 Genserico e i Vandali mettono a ferro e a fuoco Roma. Come si diceva Odoacre depone Romolo Augustolo e prene il potere. Poco, quasi nulla, documenta Cremona durante questo periodo. Una delle poche testimonianze è una fonte anonima (riportata da un erudito del XVII secolo) che spiega che nel 490, in piena guerra tra Odoacre e Teodorico, il primo era asserragliato a Cremona. Il re degli Eruli però esce dalla città per raggiungere Mi- lano per combattere contro gli Ostrogoti. Odoacre non raggiunse mai Milano: sull’Adda, in una località imprecisata (ma non pochi affermano si trovi nelle vicinanze di Pizzighettone, gli Ostrogoti intercettano le truppe di Odoacre e danno battaglia. Gli Eruli sono in difficoltà e il loro capo, inseguito da Teodorico, si rifugia a Ravenna. L’assedio dura quasi tre anni, il re Ostrogoto con un tranello (gli promette salva la vita) convince Odoacre ad arrendersi, ma durante il banchetto della pacificazione lo fa uccidere e diventa, in nome dell’imperatore di Oriente, re d’Italia. Anche in questo caso le fonti non parlano di Cremona, ma si suppone che la popolazione cittadina convivesse con gli Ostrogoti in regime di separazione come il resto d’Italia. La città comunque conserva le sue mura e le fortificazioni, è ancora una città temibile, come se ne accorgeranno tra qualche anno i Longobardi.
Fulvio Stumpo
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