Il Po è sempre stato un nodo strategico per il territorio cremonese. Non solo per questioni economiche, ma anche per quelle militari, anzi nasce proprio come ‘strada’ militare: molto probabilmente i Romani seguirono quei sentieri che costeggiavano il fiume per sciamare nella Pianura Padana. Nel 225 avanti Cristo a Talamone i romani sconfiggono in modo sorprendente i Galli. Fino ad allora erano state le popolazioni celtiche a tenere sotto scacco i Romani, spaesati sulle rive e nei meandri dell’Eridano. Dopo questa battaglia i Quiriti intuiscono che è l’ora del contrattacco e che per consolidare le posizioni e tenere sotto controllo che popolazioni galliche occorre controllare il Po. E le legioni del console Caio Flaminio passarono il Grande Fiume proprio nel luogo dove poi sarebbe sorta Cremona. Cosa videro i legionari è difficile dirsi. Di sicuro videro un fiume grandissimo per loro, abituati al Tevere e all’Aniene e poi nebbia, tanta nebbia, tant’è che uno dei primi tempi che costruirono fu dedicato alla dea Mefite, la dea delle paludi e dei miasmi. Affacciato sul fiume videro una sorta di promontorio che degradava lentamente verso il Po e su di esso qualche casupola di qualche insediamento gallico. I Galli neppure di fronte alla minaccia romana riuscirono a trovare un accordo, le antiche tribù erano divise da rancori e faide millenarie. Si discute ancora su quale tribù avesse il dominio del cremonese, se Insubri o Cenomani, ma è sicuro che i due popoli si consideravano nemici al pari dell’invasore. Una situazione che naturalmente favoriva i Romani, maestri nello sfruttare le debolezze del nemico. Tant’è che con un’abile operazione diplomatica riuscirono a dividere ancora di più le popolazioni ‘autoctone’ e a sconfiggerli nella grande battaglia di Castidium (Casteggio, in provincia di Pavia) e poi occuparono la capitale degli Insubri, il ‘luogo in mezzo’, Mediolanum, Milano. In pochi anni la macchina da guerra romana aveva conquistato quasi tutto il nord d’Italia. Bisogna ora mantenerlo.
E siccome i Romani erano molto pratici avrebbero dovuto farlo con il minor dispendio di soldi e di uomini possibili. Sul luogo dove sarebbe nata la città si accamparono le legioni e realizzarono un campo fortificato. Ma questo accampamento, oltre a non essere sicuro, circondato com’era da tribù ostili, era anche molto dispendioso, costava e non dava nulla alle casse della Repubblica, a questo punto era molto più conveniente costruire una città, che avrebbe fatto da presidio in Gallia, ma avrebbe anche pagato le tasse. Inoltre Roma era in piena espansione urbanistica e demografica, occorreva che una parte della popolazione venisse...trasferita in una zona che si prospettava ricca e altamente produttiva, soprattutto dal punto di vista agricolo e zootecnico (i Galli avevano già una lunga tradizione di allevamento dei suini). E così il senato nell’anno 219 avanti Cristo (anche questa è una data contestata da alcuni storici) decide di costruire due colonie: Cremona e Piacenza, una riva sulla sinistra e l’altra sulla riva destra del Po. Ed ecco che entra in gioco il Grande Fiume, dal quel lontano 219 e fino a due secoli fa Cremona diventa da Signora del Po, controlla il passaggio del fiume sia militarmente sia commercialmente. Tutti i prodotti che arrivano dal Sud devono passare per Cremona. Gli ingegneri romani costruiscono due porti, uno militare, probabilmente della parti delle vie dei Tribunali- Ruggero Manna-Massarotti-Bissolati. Esisteva un altro porto, quello commerciale, il Vulpariolo, che probabilmente era situato nella zona di Porta Romana. E non era un caso, nelle vicinanze c’era il tracciato della via Postumia e dunque con il Po formava il primo sistema di trasporti acqua-ruota. E il Po con la sua larghezza si prestava benissimo alla navigazione.