Marzo è appena cominciato e vorrei salutarlo con una poesia di uno dei nostri massimi poeti dialettali e anche uno dei primi che ha messo nero su bianco la nostra bella parlata popolare, Melchiorre Bellini. Nato a Cremona nel lontano 31 dicembre del 1841 e, dopo aver dato tanto alla sua città (ne è stato anche sindaco) ne è morto il 18 aprile del 1917. Aveva in mente di scrivere una sorta di calendario, una poesia per ogni mese, ne ha scritte solo alcune poi.... Ricordo sempre che le poesie di quegli anni sono scritte in modo diverso, ancora non era stato unificato il modo di proporre le regole della scrittura del dialetto. Non dimentichiamo che i dialetti sono lingue parlate, non scritte. Quasi andrebbero scritte solo sui righi musicali.... La grafia qui riportata è quella originale dell’autore.
Marz
«Gh'oumm el sereen; ma 'l soul ne
la fumana
El me par en baloon de
melounera;
Vers le nov en bell vent de
tramountana
A la vôlta del ciel fa da garneera;
Fideev miga se 'l temp s'è miss in
stella
Sent de boon el tabar e le
brasella
Coun ste tran tran de vent e de
fumana
El mes 'na bouna part se porta
innanz,
La luserta se mov, salta la rana,
Beutta el sambuch, le rose mett i
sbranz;
Catta in coustera i fioi mazzett
de viole,
Ni bosch i louvertiis e
spounzignole.
El campagnol soumena de
premura
Prima la veena e dopo i camp a
leen,
La patate nell'ort e la verdura,
I giardier i fiour ni littureen;
Teutti seul temp i fonda la
speràanza
D'impièner el graneer, boursell e
panza.
La donna mett la cioza e fa
bugada,
Dell'inverno el filat destend
bouit,
Tira e liga imader a la palada,
Sgramegna, romp gazon, catta al
marit
Per dagh da zeena insemma ai
so putei,
Per colle grugnoos, lanzer,
graséi».
Marzo a Crema
In de le scütümaje (cioè nei soprannomi) che se dìiva a i paées, se dizìiva de i cremàasc ‘i brüüza Crist’ (i brucia Cristo). E' un soprannome che fa una certa impressione, brüüza Crist. Ma perchè? Marco Lunghi e Pier Luigi Ferrari ce ne danno una spiegazione su quell'interessanteAtlante demologico lombardo, nella parte che riguarda la zona del cremasco dicono che: «.... l'atto sacrilego non è storicamente attribuito a nessuno di loro, quanto piuttosto all’empio gesto di un arrabbiato ghibellino forestiero che in una notte del marzo 1448 gettò tra le fiamme una medioevale raffigurazione del crocefisso a grandezza d’uomo presente nel Duomo e in seguito esposta in una apposita cappella alla venerazione dei fedeli. Da quel momento la storia religiosa della nostra città non ha mancato di menzionare interventi straordinari impetrati con ricorso alla miracolosa effigie, che liberò la città da pestilenze esiziali, calamità naturali ed eventi bellici fino a diventare l'emblema di una straordinaria protezione per il nostro territorio e per quelli circonvicini. Particolari espressioni di devozione si sono succedute
lungo i secoli e fino ai nostri
giorni, sia ad istanza dei devoti
che impetravano grazie a protezioni
personali, sia negli anniversari
dei sopracitati miracoli, sia
in corrispondenza di straordinari
avvenimenti ecclesiastici, sia
in eccezionali frangenti storici
nel corso dei quali le autorità civili
e religiose proponevano forme
di speciale ricorso al suo patrocinio ».
Mè sùunti ‘na pùcia-nàs e me sùunti dumandàada ‘ma perché dòonca brüüza il Crìist ‘n crùus?: pare sia stato tale Giovanni Alchino, ‘n bergamàsch, ghibelìin cun la löna ‘nvèersa cóontra i guelfi, a buttare nel fuoco, all’interno del duomo, anche il crocifisso dicendo: «tanto è guelfo anche lui perchè ha la testa piegata a destra» (gh’éera la sinìistra e la dèestra àanca alùura). Il gesto è certamente sacrilego, ma da questo è scaturito un miracolo: il crocifisso era di legno, sì, ma un legno raffigurante Nostro Signore, che...pare, abbia ritirato le gambe verso l'alto per sottrarsi alle fiamme. Sta di fatto che qualcuno l'ha tolto dal fuoco e salvato, ma...legambe sono ancora in posizione di difesa e sono ancora là da vedere. Ma....gh'è sèemper 'n ma: pare che ci sia un'altra spiegazione all'epiteto di brüüza Crìist: pare che il ‘nomignolo’ venga addirittura dal 1161, a quando è stato eletto papa tale Guido da Crema che ha assunto il nome di Pasquale III, fedele all'imperatore Barbarossa ma con idee un po’ sovversive e contrarie al clero (cùma l’è pusìbil?) rappresentato invece da Ronaldo Bandinelli, eletto sotto il nomedi Alessandro III. E siccome Guido era contro Ronaldo... l’avrebbe bruciato volentieri. Quale sarà la vera versione? L'è ‘na stòoria ‘n po’ ingarbuièenta ma che ha dato ai cremaschi quel brutto nomignolo.