L'ANALISI
L'EREDITÀ DELL'ASSEMBLEA
17 Dicembre 2022 - 19:31
Riccardo Crotti, Alberto Cortesi, Annamaria Barrile, Massimiliano Giansanti, Giacomo Brusa e Matteo Lasagna
CREMONA - «La nostra assemblea? Un successo. Le promesse della politica? Credibili. Ora obiettivo innovazione, sostegno alle imprese e più buona scienza». Questo il «day after» di Confagricoltura nelle parole della sua direttrice generale, Annamaria Barrile che tira le somme dopo gli Stati Generali di Roma.
Confagricoltura si racconta e si confronta con l’Italia. L’assemblea di Roma in una parola?
«Bellissima. Questo, credo, il miglior modo per definirla. In primis perché ci hanno onorato della loro presenza, chi materiale e chi per inderogabili impegni virtuale, tutte le realtà politiche, associative e imprenditoriali del Paese: il saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E poi Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Antonio Tajani, ministro degli Esteri, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, Giampiero Maioli di Crédit Agricole, Pietro Labriola, ad di Tim e Francesco Starace, ad di Enel. Nella giornata conclusiva dei lavori sono intervenuti Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, Gian Marco Centinaio, vice presidente del Senato, Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo e Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia. Tutto questo penso sia la vera riconferma dell’importanza della nostra associazione e del valore dei rapporti e delle partnership stretti nel tempo».
Cosa è servito per arrivare fin qui? Materialmente, quanto è impegnativo, in temini di tempo e sforzi, organizzare un’assemblea di questa portata?
«Non posso negare che sia un processo laborioso. Ma altrettanto gratificante. L’entusiasmo e l’impegno profuso dai relatori è la riprova della grande attenzione che i nostri alleati, dal mondo produttivo a quello istituzionale, pongono al comparto agricolo in ogni sua forma e aspetto. Si tratta anche di un riconoscimento di autorevolezza a Confagricoltura, di concretezza negli accordi e nel dialogo che intercorre tra noi».
Buoni rapporti e tante speranze a Roma. Lo stesso idillio con Bruxelles?
«Dovrò darle una risposta meno entusiasta, in questo caso, e me ne dispiaccio. La realtà è che l’Europa, oggi, attua delle politiche che non sembrano aver colto l’importanza e la natura del mondo agricolo italiano. C’è, a tal proposito, un recente studio americano che illustra come gli effetti di queste misure porteranno a una contrazione produttiva proprio in un momento di generale difficoltà. Una politica comune che si basa sul sostegno a pioggia anziché studiato e mirato non può essere una leva di sviluppo. C’è poi un altro grande tema che riguarda le politiche ambientaliste europee. Beninteso, Confagricoltura condivide assolutamente e fino in fondo la battaglia per la salvaguardia dell’ambiente ma rifiuta assolutamente l’assunto a volte paventato in Europa secondo cui l’agricoltura e gli agricoltori possano essere causa di danno. Vale l’esatto contrario nella realtà: l’agricoltore, che l’ambiente lo vive e ci lavora, ne è primo custode e difensore».
Quali sono le priorità inderogabili dell’agricoltura italiana?
«La guerra in Ucraina ci ha dimostrato come il tema della sovranità alimentare non sia secondario, ma anzi legato a doppio filo, alla geopolitica. Al netto di questo serve: sostegno alla produzione, innovazione e buona scienza intesa come investimento nell’agro-ingegneria».
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