L'ANALISI
04 Febbraio 2021 - 08:59
ROMA (4 febbraio 2021) - Gli italiani in piena Pandemia da Covid-19 si scoprono meno spreconi sul cibo anche se gli scarti della tavola continuano ad essere sempre troppi con impatti negativi sull' ambiente e sull'economia. Nel 2020, solo tra le mura domestiche, e senza considerare l’intera filiera, sono finiti nella spazzatura 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana) con un calo pari all’11,78%, 3,6kg in meno rispetto al 2019. Questo si traduce in oltre 222 mila tonnellate di cibo 'salvatò dallo spreco in Italia e un risparmio di 6 euro a testa, ovvero 376 milioni a livello nazionale in un anno intero. A fare i conti è il rapporto di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, in vista dell’ottava Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, in calendario venerdì 5 febbraio. Lo spreco nazionale di cibo, evidenzia il rapporto, vale 6,4 miliardi che arriva a sfiorare i 10 miliardi compresa la filiera dal campo allo scaffale. In peso questo significa che nel 2020 è andato sprecato cibo rispettivamente per 1.661.107 e per 3.624.973 tonnellate. Quanto alla mappa dello spreco, la maglia nera è al Sud dove si getta il 15% in più di cibo e avanzi (600 grammi a settimana) e nei piccoli centri, meno al Nord (-8% pari a 489 grammi) e nel centro Italia (-7% pari a 496 grammi). E sono le famiglie con figli a gettare il 15% in più di cibo rispetto ai single. Il rapporto sottolinea poi che meno si guadagna e più si spreca: il 38% di italiani che si autodefiniscono «di ceto basso/medio-basso» getta il 10/15 per cento in più rispetto agli altri intervistati. Un fenomeno in miglioramento con gli italiani che si affidano agli imballaggi per provare a sprecare meno. In un anno di uscite contingentate, il 57,4% li ha usati per cercare informazioni sulla scadenza del prodotto, il 43% su come conservarli, ma anche sul conferimento in raccolta differenziata (28,6%). Inoltre la ricerca ha individuato i motivi dello spreco in casa: al primo posto perché ci si dimentica soprattutto di alimenti a ridosso di scadenza, che si deteriorano (46%), ma a volte capita che la frutta e verdura acquistate fossero già sull'orlo della deperibilità (42%) e i cibi venduti erano già vecchi (31%). Però si ammette anche di comprare troppo (29%) e aver calcolato male il cibo che serviva (28%). «In casa e in cucina, reduci dai mesi di lockdown e distanziamento, gli italiani lanciano un’Opa sul loro futuro - spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare - la tendenza a una netta diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60/70 per cento sullo spreco di filiera, si conferma saldamente in questo primo scorcio del 2021». L’emergenza Covid ha portato più di un italiano su due (55%) a ridurre gli sprechi portando in tavola gli avanzi. Mentre uno studio dell’Istituto di ricerca indipendente britannico Chatham House invita il Pianeta a una riforma del sistema alimentare per frenare la grave perdita di biodiversità. (ANSA)
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