L'ANALISI
15 Febbraio 2017 - 10:48
Gentile direttore,
è di questi giorni la notizia che seicento docenti italiani lamenterebbero presso il governo carenze nella lingua italiana da parte dei loro studenti. Molti di questi docenti fanno parte dell’Accademia della Crusca, il principale organo nazionale che difende la correttezza della nostra lingua. La questione mediatica si risolve tuttavia in una lieve discussione sull'apostrofo e sull’accento: «qual’è o qual è?», «Un pò o un po’?», «Un’altro o un altro?». La faccenda è invece ben più complessa. Beninteso che non è corretto chiudere un occhio sulle opzioni sbagliate di quanto riferito, ci sono tuttavia errori ben più gravi, e riguardano la sintassi. E’ sempre più frequente leggere scritti senza alcuna coerenza sintattica, ovvero subordinate senza reggente. A chi andrà la colpa di tutto questo? Ma al Sessantotto, secondo alcuni, che ha fatto della scuola un bordello. Se qualche difetto ha avuto il Sessantotto, oltre al fatto che stiamo parlando di vicende europee cinquantennali, non credo sia questo. Credo che siano invece le riforme della scuola degli ultimi anni. Ed è l’appiattimento di una scuola eccellente, quella italiana, perché lo chiedeva l’Europa. Numerose volte mi sento chiedere dagli alunni a cosa serva imparare l’italiano. Bene, serve a scrivere una lettera più bella alla vostra fidanzata o al vostro fidanzato, a cui aumenterà il desiderio di voi. E mi sento chiedere a cosa serve il latino; bene, fa da tramite tra l’italiano e la matematica. E la matematica a cosa allora servirà mai? Tasto dolente, a non farsi fregare negli affari. E il greco? E’ statistica. Aiuta ad attraversare un incrocio uscendo salvi. Non ultimo, i social network aumentano le difficoltà di espressione, perché scrivere su schermo non è scrivere su carta. Ne conseguono spesso disturbi dell’apprendimento. Il problema, complici i numerosi governi che da tempo si succedono in Italia, è che nella scuola essi stanno appoggiando il degrado culturale e morale del nostro Paese facendo della prepotenza l’unica arma per andare avanti nella vita. Cito il grande filologo Luciano Canfora, «per scrivere bene in italiano occorre tradurre tanto dal latino». Parole esemplari. Allora perché lo stanno riducendo in ogni scuola?
Igor Paulinich
(Cremona)
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