Razzismo, chiudere una curva è troppo facile

Non so se prendere con ironia o tragicamente la notizia dell’ennesima chiusura (per i tifosi) di una curva, per cori razzisti. (Prima per la Lazio, poi la Roma, ora l’Inter). Ma io sono un tifoso grigiorosso (curvaiolo da una vita), e comincio a temere questa situazione, pensando, che se qualche scalmanato, inneggia cori razzisti, la stragrande maggioranza dei supporter, (oltretutto abbonati), dovrebbe disertare il nostro luogo del tifo domenicale, senza essere nemmeno risarciti della spesa fatta anticipatamente (come si dice: oltre il danno, la beffa). In estate ci sono stati attacchi sconsiderati (di cittadini e politici), alla ministra Kienge, usando linguaggi che ritenere becere volgarità razziste sembra un eufemismo; eppure passava la notizia sui media, come qualcosa di folcloristico.
Invece lo stadio sembra diventato il luogo dove qualche fischio o qualche buuuu, vengono considerati epiteti, paragonati ad una battaglia razzista. Sta di fatto che a pagare sono sempre gli onesti e più deboli. L’ho già detto una volta e lo ribadisco, il razzismo si combatte educando nelle scuole, e integrando sui posti di lavoro, colpendo pure negli stadi, ma chi delinque, non tutti e comunque. Non vorrei che dopo la via crucis dell’entrata da schedati, allo stadio, con questo ennesimo provvedimento, si ottenesse il contrario di quello che ci si prefigge, ovvero far diventare intolleranti anche quelle persone che non hanno mai fatto differenza al colore della pelle.