Giovedì 22 febbraio alle 17,30 nella sede Adafa a Cremona si terrà la conferenza "Piero Manzoni, essere un Artista" a cura di Simone Biazzi, docente e storico dell'arte.
È conosciuto soprattutto per la sua opera più sconcertante, la chiacchierata e costosissima Merda d’artista. E proprio per questo, qualcuno potrebbe liquidarlo come un semplice provocatore, che cerca lo scandalo fine a se stesso.
Ma Piero Manzoni, originario di Soncino, è stato molto di più, non a caso oggi è considerato uno degli autori più intelligenti e sorprendenti del secolo scorso, un visionario che, nonostante abbia avuto una vita troppo breve, è riuscito a far riflettere il pubblico e ad anticipare tendenze e pratiche che poi hanno avuto grande successo, soprattutto negli ambienti dell’arte concettuale.
Ecco perché le sue intuizioni geniali sono finite su tutti i manuali di storia dell’arte.
Per provare a comprendere l’arte di Manzoni, prima di tutto, è necessario fare un passo indietro e indagare i motivi per i quali l’arte intesa in senso tradizionale, con il suo sistema di valori e le sue pratiche consolidate, sia entrata definitivamente in crisi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. È soprattutto lì, nelle sperimentazioni promosse dai protagonisti delle avanguardie storiche del primo Novecento, in particolare quelle di Marcel Duchamp, che vanno cercati i semi destinati a germogliare nelle proposte provocatorie, paradossali e ironiche dell’autore soncinese.
Piero Manzoni, al contrario di Pablo Picasso, non ha avuto una formazione tradizionale, non è stato un grande pittore o scultore. Lui ha agito come un filosofo: più che opere d’arte intese in senso stretto, ha prodotto pensiero, ha favorito riflessioni.
Le sue opere sono state realizzate in una manciata d’anni, tra il 1956 e il 1963, quando Manzoni è morto prematuramente e improvvisamente a ventinove anni.
Ogni sua creazione è stata concepita per generare domande nello spettatore: domande che inizialmente possono apparire banali, ma che via via si fanno sempre più profonde, sempre più acute, sempre più libere dalla necessità di avere delle risposte razionali, sempre più finalizzate a stimolare la nostra dimensione intuitiva.
Domande sulla pittura e sulla scultura, sul mercato dell’arte e sul ruolo dell’artista, sulla società e le sue contraddizioni, sulla vita e i suoi misteri. Domande che partono dal particolare per tendere, poi, all’universale, rinvigorendo quella curiosità e quella sete di conoscenza che da sempre animano l’esistenza dell’essere umano.