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Esposizione MIRAI KARA NO KAZE Il Vento che viene dal Futuro

Dal Giappone tre artisti indagano e riflettono tramite diverse tecniche

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24 Febbraio 2022 - 12:15

Esposizione MIRAI KARA NO KAZE Il Vento che viene dal Futuro

Xilografia di Miho Ikeda

MIRAI KARA NO KAZE
Il Vento che viene dal Futuro

Kenji Takahashi, Miho Ikeda, Akiko Saheki
 
 
DAV Soresina Dipartimento Arti Visive
 
20 febbraio - 20 marzo 2022

 

Andiamo subito al punto: quando l'esperienza personale è così intensa da modellare per sempre una data percezione del mondo che ci circonda non possiamo che parlare di rivelazione.

E, se così non fosse, per lo meno che la cosa possa far riflettere.

Con Kenji Takahashi, Miho Ikeda e Akiko Saheki la questione sta (quasi) tutta qui: la sorpresa iniziale si trasforma immediata in certezza e apre il campo a una serie di considerazioni che non saremmo stati in grado di formulare in precedenza proprio per mancanza di esempi. Tra tutte, la constatazione che, nel campo specifico dell'arte, certi stilemi e certe direzioni - le “regole”, per dirla in parole povere - non solo non sono assolute e immutabili nel tempo o nello spazio ma risultano soggette alla declinazione più spesso di quanto si possa pensare.

Probabile anche che il primo incontro con un'arte “diversa” possa portare un certo distacco; o a vedere stravolto ciò che conosciamo o pensiamo di  conoscere, sia dal punto di vista concettuale che, soprattutto, da quello puramente visivo: un'idea che chiamiamo per convenzione “occidentale” e che, per il neofita così come per l'addetto ai lavori, vede l'arte come frutto di un lento ma inesorabile progresso in avanti, teso - conquista dopo conquista, fallimento dopo fallimento - al raggiungimento della perfezione.

È però il significato di questa perfezione che ancora oggi ci sfugge.
La distanza che intercorre tra il nostro mondo e quello a cui Kenji, Miho e Akiko appartengono passa anche dal definire il peso e il valore che vogliamo assegnare a tale vocabolo. E si giustifica adesso nella comprensione di quanto il lavoro dei tre grandi sensei giapponesi, eccellenze nel loro campo d'interesse e più che riconosciuti in patria, sia stato certo contaminato dalla convivenza con il nostro Paese - in cui risiedono a fasi alterne ormai da anni - ma non così tanto da cedere alla consuetudine di un'emulazione spoglia e priva di significato. Qui l'incredibile portata del loro lavoro.

Le soluzioni formali raggiunte singolarmente dai tre artisti rappresentano di fatto il più grande motivo di interesse in questo senso, se non altro per il sapersi mostrare del tutto originali rispetto alle solide, consolidate e condivise basi di partenza. Tali basi, interconnesse dalla volontà reciproca di aprirsi a una cultura incredibilmente affascinante, da un lato ne hanno garantita la freschezza ma dall'altro non ne hanno impedita la trasformazione, arrivando a risultati impensabili per la nostra mentalità: nello specifico, ecco che la scultura affianca alla massa e al peso la percezione di vuoto e di tempo; e nelle illustrazioni salgono alla ribalta un'estetica della narrazione e il vigore del segno tanto quanto la delicatezza dell'interpretazione e la profondità dell'analisi sull'essere umano, incurante invece di quella autorevolezza “classica” che accompagna da sempre e inevitabilmente il nostro giudizio.

Dunque MIRAI KARA NO KAZE: un vento (KAZE) che viene dal futuro (MIRAI) e che rivela l'infondatezza di certe conclusioni idealistiche di cui purtroppo ci rendiamo protagonisti.

Infatti, non l'avveniristica proposta di una società all'avanguardia che, con le sue conquiste tecnologiche, è in grado di rispondere anche ai nostri più futili bisogni; né quella di un ideale posticcio, teatralizzato quanto basta, come spirituale risposta terapeutica alla “frenesia” di cui crediamo essere i soli soggetti a subirne l'effetto. Questo “vento” che sospinge i pensieri perché si realizzino come obiettivi giunge invece come una voce latente, un'idea legata all'intuito, quell'ispirazione salvifica che accompagna il momento della creazione e che, poi più o meno sviluppato, riesce a infondere in ognuno di noi il valore aggiunto prima inesistente.

Lo stimolo è dunque quello di considerare il canone più come consiglio che come imposizione: laddove la materia debba forzatamente rispondere a delle leggi fisiche, l'intervento punterà sulla sua naturale fragilità come elemento cardine per una ricostruzione intellettuale e tangibile, modificando per sempre l'assioma di “intero”; e nel momento in cui l'occhio vorrà insistere all'interno di uno sviluppo narrativo, tutto sarà concentrato sul potere emotivo del tratto inciso, sulla sua pienezza, sulla sua intensità piuttosto che sulla sola forma, mediata invece attraverso una manualità che, a oggi, è assai difficile ritrovare se non da specialisti del settore (ma si tratterà, pur sempre, di virtuosi e niente più); infine, quando il protagonista diventerà l'io intrappolato nei meandri dell'esistenza, nell'atavica ricerca di un significato qualsiasi della propria identità, anche il segno pittorico e il colore muteranno, aggiungendo nuovi vocaboli alla rappresentazione di un individuo a cui non interessa essere riconosciuto per forza.

MIRAI KARA NO KAZE è dunque scoperta, indagine, riflessione, osservazione.

È ascoltare in silenzio, è dimenticarsi ciò che si sa, è leggere un libro senza giudicarlo dalla copertina. È fidarsi dell'intuito o imparare a farlo. È porsi domande e, se tutto va per il verso giusto, ottenere risposte. È fare il primo passo all'interno di un nuovo universo come alunni il primo giorno di scuola.

Orari:
sabato 16:00-19:00
domenica 10:00-12:00 e 16:00-19:00
feriali su appuntamento

Info:
340 541 9476
dav@comune.soresina.cr.it

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