L'ANALISI
01 Aprile 2023 - 19:49
CINGIA DE’ BOTTI - «Una zootecnia grande e sostenibile si può fare?»: è la domanda che il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, e il laboratorio sociale Cremonasipuò Lab si sono posti e hanno posto a Danio Federici, che con la sua famiglia, e con la famiglia Brunelli, gestisce la cooperativa agricola Pieve Ecoenergia, una delle più avanzate realtà del Centro di Innovazione Agro zootecnico – alimentare nato coinvolgendo istituzioni, imprese, università, Fao e Governo sul tema della sostenibilità in agricoltura e zootecnia, con sede al campus Santa Monica dell’Università Cattolica. La risposta, affermativa, è arrivata direttamente sul campo.

Calzari sterili al piede, «perché nessuna contaminazione può e deve raggiungere gli animali che devono vivere e crescere nell’ambiente più sano e pulito possibile», oggi un nutrito gruppo si è fatto strada attraverso la struttura zoo-green di Cingia de’ Botti. Quindicimila metri quadrati di stalle, oltre 800 vacche, impianti a impatto sostanzialmente zero grazie al fotovoltaico e, ancora, centrali di biogas che non solo riducono spreco e inquinamento, ma attivano un ciclo di energia circolare che alimenta l’azienda e anche realtà vicine. Tutto questo, e molto altro, ha un nome ben preciso: ‘Precision farming 4.0’, sostanzialmente l’agroalimentare del futuro già oggi.
«Abbiamo l’ambizione di essere sostenibili anche nelle grandi dimensioni. Siamo agricoltori che si sono messi al passo coi tempi – ha spiegato Federici –, mutando il loro modo di intendere il lavoro. Pieve Ecoenergia produce cibo, in primis, senza lasciare impronte sul pianeta. Anzi, non ci riteniamo agroenergetici, puntando alla negatività carbonica. Tutto ciò che facciamo, dalla mattina alla sera, aiuta a togliere un po’ di Co2 dall’ambiente. Non bisogna produrre meno per non inquinare, bisogna produrre bene e in modo sostenibile».

L’intesa con il sindaco è immediata: «Nutrire il pianeta – ha commentato infatti Galimberti – significa fare quello che fa Pieve Ecoenergia. Abbiamo bisogno dell’allevamento intensivo e della coltivazione intensiva ma che si sviluppino proprio così, in maniera sostenibile. Questo esempio, virtuoso, o meglio eclatante, ci permette di portare i nostri straordinari prodotti sulle tavole di tutti, non solo dei più ricchi, ma senza danneggiare il pianeta. Oggi Cremona, con la sua università e la zootecnia cremonese, hanno bisogno di fare innovazione insieme. Gli studiosi hanno molto da dirci e, al contempo, hanno molto da imparare dalle nostre aziende. Deve essere uno scambio e una collaborazione reciproca per creare il futuro insieme».

Non solo parole, ma realtà che si possono già toccare con mano. Come la ‘cucina’: Federici e i colleghi chiamano così il gigantesco macchinario, ovviamente altamente computerizzato, che seleziona il miglior foraggio sulla base di ricette studiate da nutrizionisti. Con un ‘braccio meccanico chef’ che lo prepara. Intanto, dei robot gestiscono la mungitura, proprio accanto a una sala parto attiva tutto il giorno, 24 ore su 24, così come la vera e propria nursery per i vitelli che sono adagiati su paglia scaldata a pavimento, il tutto alimentato sempre dagli impianti a impatto zero dell’azienda.
Insomma, economia circolare completa al servizio del benessere animale. E, infatti, le vacche di Pieve producono a livelli altissimi, sia per quantità che per qualità. «Perché è così che funziona – spiegano Federici e Brunelli, dalla sala computer dove un cervellone elettronico monitora e gestisce le stalle –. Noi trattiamo bene gli animali, puntando al loro massimo benessere, e loro trattano bene noi».
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