CALCIO
12 Febbraio 2016 - 11:55
lunedì 15 febbraio ore 21,00
Officina Poetica presenta:
MIO ANGELO DI CENERE
da Notizie dall’esilio e Labambina
di Mariella Mehr
Fabio Turchetti- musiche, fisarmoniche e chitarre
Daniela Coelli- voce
Luca Garlaschell-i contrabbasso e tromba
Gian Andrea Guerra - violino
e con la partecipazione coreutica dei ragazzi di VarieAzioni...
Mariella Mehr, nata a Zurigo nel dopoguerra da madre zingara di ceppo Jenische, vittima dell’operazione Kinder der Landstrasse, (bambini di strada) ha fatto della denuncia della persecuzione del suo popolo il centro della propria scrittura.
Gli Jenisch, una etnia nomade diffusa in particolar modo in Germania e in Svizzera negli anni’40, erano già stati vittime di una cruenta persecuzione nazista, in nome della famigerata politica razziale, nei campi di sterminio di mezza Europa.
Già nella primissima infanzia fu strappata alla madre per essere consegnata a famiglie affidatarie, orfanatrofi, istituti psichiatrici, in quanto la rottura totale tra il bambino e il suo universo familiare era ritenuta condizione indispensabile per l’estirpazione del fenomeno zingaro.
E’ da questa esperienza di sradicamento, segregazione e colpevolizzazione che nascono tutte le opere della Mehr, in particolare i romanzi della “trilogia della violenza”, di cui “ Labambina” fa parte, e la raccolta di poesie” Notizie dall’esilio”, alcune delle quali musicate da Fabio Turchetti nell’album Mio Angelo di Cenere.
Dall’album nasce e prende nome lo spettacolo/concerto, tratto appunto da queste due opere, di Fabio Turchetti (musiche, fisarmoniche e chitarra) e Daniela Coelli (voce), a cui si aggiungono Luca Garlaschelli (contrabbasso e tromba) e Luca Congedo (flauti).
In questa occasione lo spettacolo si avvale della partecipazione di Gian Andrea Guerra al violino, e di interventi dei ragazzi del laboratorio teatrale di VarieAzioni, tratti dal saggio "Seppellitemi in piedi", di Isabel Fonseca.
Le musiche giocano sul contrasto festa-tragedia, tipico del mondo zingaro, dove si battono le mani, si balla vestiti di colori sgargianti,mentre si sta cantando la disperazione di un popolo.
I testi scelti dalle opere della Mehr costituiscono la narrazione poetica in immagini di destini segnati dalla persecuzione del “popolo errante”, che qui viene evocata non tanto nella concretezza dei fatti, quanto nelle cicatrici emotive e in un visionario esilio in cui ricomporre ataviche memorie, con un linguaggio che usa la lama del paradosso.
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