L'ANALISI
16 Marzo 2016 - 13:37
Cremona - Teatro Filo, ore 11
CREMONA — Luigi Einaudi batte John Maynard Keynes. A mettere a confronto l’economista, opinionista e uomo politico italiano, secondo presidente della Repubblica (1948-1955) con Maynard Keynes, uno dei più grandi pensatori del ventesimo secolo, sostenitore del primato della macro sulla microeconomia, è Francesco Forte, professore emerito all’Università La Sapienza di Roma, che nel 1961 successe a Einaudi nella cattedra di Scienze delle finanze a Torino. Tra il 1979 e il 1994 è stato deputato, poi senatore, presidente di commissioni parlamentari e per tre volte ministro. I due studiosi duellano con le loro teorie nel libro che Forte ha di recente dato alle stampe, ‘Einaudi versus Keynes’, e che verrà presentato sabato 19 marzo alle 11 al teatro Filo.
Il volume è edito da IBL, Istituto Bruno Leoni Libri, presente all’incontro con il suo direttore Andrea Mingardi. Interverrà Vittoriano Zanolli. L’IBL, intitolato al filosofo del diritto Bruno Leoni (1913-1967), studia, promuove e divulga gli ideali del libero mercato, della proprietà privata e della libertà di scambio.
Vuole essere per l’Italia ciò che altri ‘think tank’ sono per le nazioni anglosassoni: un pungolo per la classe politica e un punto di riferimento per il pubblico in generale. Il liberalismo è un’idea forte, ma la sua voce è ancora debole nel nostro Paese. A organizzare l’incon tro con Forte e Mingardi è Cremona Liberale, associazione che ha debuttato lo scorso autunno in città con la presentazione di due libri.
Luigi Einaudi aveva ben chiaro chequellafra crescitaedeconomia è una falsa dicotomia. Contro l’inflazione keynesiana, proponeva una politica di stabilità monetaria. Desiderava un pareggio di bilancio attuato attraverso il taglio delle spese improduttive, l’eliminazione delle bardature all’economia e il freno all’aumento delle imposte, che ostacolano il risparmio e la produttività.
Per la capacità produttiva inutilizzata, Einaudi proponeva investimenti, non una generica espansione dei consumi. Al contrario, l’idea di raggiungere il pareggio di bilancio tramite la leva fiscale, come accaduto di recente in Grecia, è un tributo al pensiero di Keynes che predicava la priorità dello Stato sui singoli.
«Nel confrontare Einaudi con Keynes — scrive Forte —mostro che nella concezione teorica antropologica ed economica e nelle conseguenze che ne derivano per l’or - dinamento economico, politico e sociale vince Einaudi. Ma bisogna tenerconto diciò cheda Keynessi puòricavare percompletare Einaudi ai fini delle soluzioni cheoccorrono perla politica economica del nuovo secolo. Parlo del macroeconomista Keynes, non del suggeritore di insidiosi princìpi di politica economica per intellettuali e tecnocrati astratti».
Einaudi indica una terza via alternativa a quelle dei keynesiani e degli anti-keynesiani, ossia tra lassismo e benesserismo post-keynesiano da un lato e rigorismoa sensounico dall’altro lato, che è quello predominante in Europa, nella Commissione europea e soprattutto in Germania, nell’interpretazione del Trattato di Maastricht che ha dato vita all’Unione Monetaria Europea. «Fra la tendenza al deficit e all’inflazione da una parte e la tendenza al pareggio con deflazione dall’altra parte — scrive ancora Forte —esiste una terza via costituita dalla tendenza al pareggio con recupero della capacità produttiva inutilizzata.
Fra lo Stato del benessere redistributivo e dirigista e il capitalismo senza regole esiste una terza via costituita dallo Stato che attuauna politica economia e fiscale conforme al mercato. Fra l’euro senza crescita e la crescita senza l’euro esiste una terza via che possiamo individuare applicando le regole del buon governo einaudiano, che èla giusta rispostaal keynesismo e al suo contrario, del quale, a ben guardare, è figlio o fratello perché ha in comune col keynesismo l’arroganza del razionalismo tecnocratico».
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