''L
a vita non è in ordine alfabetico''
di Andrea Bajani
pagine 130, € 12,50
Einaudi
Trentotto racconti di fulminea brevità che ruotano attorno ad altrettante parole messe in fila dalla ‘a’ di amore alla ‘z’ di zoo, quasi a contrad- dire il titolo — La vita non è in ordine alfabetico — che è una citazione di Antonio Tabucchi e questo è di per sé un manifesto: Andrea Bajani scrive di smarrimenti, di paure, di attimi, di epifanie che toccano esistenze co- muni. Dalla bambina che teme il buio alla donna che vede spezzarsi il braccialettino portafortuna che da tanti anni ha al polso, dal professore che rifila una banconota falsa a un ra- gazzino all’uomo che, assistendo la moglie durante il parto, non riesce a non pensare al cane della zia, Bajani non cerca di mettere ordine in quel caos che è la vita, ma ricorda l’incanto di quegli imprevisti, e qualche volta il dolore. L’autore si rivolge a un ‘tu’ imprecisato, a un lettore che può ben comprendere l’intensità dell’attimo, e a volte riconoscere la stessa emozione. E questo ‘tu’ è allo stesso tempo la voce narrante, che delle pa- role sa fare buon uso. Il suo è un linguaggio fluido, corposo senza essere ridondante, ricco e denso senza che mai ci sia un aggettivo o un verbo o un sostantivo di troppo. Perché Bajani è uno scrittore che crede nella forza delle parole, e non le spreca. Non perché queste possano farsi denuncia o testimonianza, ma perché sono esse stesse il mondo, lo raffigurano e quindi lo creano. Così, il libriccino si apre e si chiude sulla figura di un maestro elementare che mostra ai suoi scolari le 21 lettere dell’alfabeto racchiuse in una scatola di legno. E’come lo scrigno di un tesoro, perché «con ventuno lettere (...) si può costruire e distruggere il mondo, nascere e morire, amare, soffrire, minacciare, aiutare, chiedere, ordinare, supplicare, consolare, ridere, domandare, vendicarsi, accarezzare». Le parole sono corpo vivo — «In principio era il Verbo», è l’incipit del Vangelo di Giovanni — e come in Ordigno la ragazzina cui la madre confida di amare un uomo che non è il padre le sente «scivolare giù lungo l’esofago fino al nido che era già pronto per loro» e poi le sente ticchettare dentro di lei. Mentre i coniugi in crisi le parole se le scagliano addosso l’un l’altra «con una ferocia che era come una forma bellicosa di concentrazione». Il ricordo può andare ai Sillabari di Goffredo Parise, ma se nei raccon- ti dello scrittore vicentino prevalgono i fatti (seppure talvolta travisati dalla memoria e dalla nostalgia), nella Vita di Bajani a prevalere sono le sensazioni emotive, figlie di uno sguardo d’autore cui non sfuggono le sfumature del cuore.
Barbara Caffi
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