Danza delle ombre felici
di Alice Munro
traduzione di Susanna Basso
pagine 252, euro 19,50, Einaudi
'Danza delle ombre felici'
di Alice Munro
traduzione di Susanna Basso
Einaudi - pagine 252, € 19,50
C’era già tutto il mondo di Alice Munro, la scrittrice canadese appena insignita del Nobel per la letteratura, nella Danza delle ombre felici, la raccolta di racconto che nel ’68 segnò il suo esordio fulminante. Dopo la pubblicazione italiana risalente a oltre dieci anni fa, Einaudi ne propone una nuova edizione nella traduzione di Susanna Basso. Si tratta di quindici racconti dilanianti, di quindici storie di donne che—talvolta senza che se ne rendano conto —si trovano a un bivio della loro esistenza. Piccoli paesi di provincia, fattorie ai margini, vite a perdere, ragazzine spigolose che si specchiano nel fallimento delle loro madri, gente che fatica ad arrivare a fine mese e che pure nutre qualche sogno, strade polverose, un fatalismo diffuso: del sogno americano, qui, sono rimaste solo briciole. E’ da questo che le protagoniste cercano di fuggire, è a questo che immancabilmente tornano. Ed è esemplare in proposito La pace di Utrecht—che la scrittrice definì «la prima storia che dovevo assolutamente scrivere» —, vicenda speculare di due sorelle: l’andarsene dell’una inchioda l’altra per sempre. «Gli autori che mi hanno spinta a scrivere— ha detto Munro—sono Flannery O’ Connor, Carson McCullers, Eudora Welthy, scrittrici che raccontano le piccole città, la povera gente. Il mio territorio. Perché non solo ho avuto la fortuna di nascere povera, ma di vivere in un paese che tratta i poveri con dignità». La scrittura di Alice Munro è affilata, a volte crudele, capace di scavare come un bisturi nell’animo umano, sobria ma fortemente descrittiva. La sua attenzione è attratta da dettagli apparentemente insignificanti: il colletto di un abito, il disegno di una tappezzeria, l’odore di una stanza, addirittura i tramezzini preparati troppo presto che si afflosciano in attesa che la festa abbia inizio. Già nella Danza delle ombre felici, come accadrà nelle raccolte successive, Munro parlava di quell’ordinaria quotidianità, in cui però poteva aprirsi un bagliore: spesso improvviso, quasi sempre inaspettato, non sempre compreso. Come nel racconto che dà il titolo alla raccolta: la bambina disabile al pianoforte è una goccia di splendore destinata a cadere nel vuoto.
Barbara Caffi
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