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L'urbanistica che divide

Gerusalemme, città senza Dio e senza pace

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

02 Ottobre 2013 - 17:52

Gerusalemme, città senza Dio e senza pace
Gerusalemme senza Dio. Ritratto di una città crudele»
(Feltrinelli, pp. 202, euro 16
'Gerusalemme senza Dio. Ritratto di una città crudele'
di Paola Caridi
Feltrinelli, pagine 202, € 16

 Gerusalemme, la città
Santa, è un
luogo  memorabile per la bellezza delle mura antiche
e delle
pietre bianchissime ma è anche una città crudele,
dove
israeliani e palestinesi fanno la spesa negli stessi
supermercati per poi rinchiudersi nei rispettivi
quartieri.
Invisibili gli uni agli altri. Il profilo attuale di
questa
ambivalente  città mediorientale nel Terzo millennio,
sospesa
tra bontà e maledizione, amore e paura e che si
presenta come
un'isola-fortezza, è stato tracciato nel libro dal
titolo
«Gerusalemme senza Dio. Ritratto di una città
crudele»
(Feltrinelli, pp. 202, euro 16), scritto dalla
giornalista Paola
Caridi e presentato a Palermo nel corso di un
incontro con
l'antropologo Franco La Cecla.  
   L'autrice che ha vissuto per dieci anni a
Gerusalemme e che
ha scelto oggi di vivere in Sicilia, in una paese di
origine
araba, Sambuca di Sicilia, non si sofferma sul
conflitto
arabo-israeliano ma fa un'analisi urbanistica della
città e
della composizione antropologica dei singoli
quartieri. «Ho
ritenuto importante parlare della città –
spiega l'autrice - e
non del conflitto. È proprio osservando la città,
infatti, che
si vedono tutti gli elementi del conflitto e
paradossalmente un
possibilità di soluzione. Destrutturando la città si
può
cominciare a capire che cosa si può fare».  
   «Oggi – osserva Caridi – Gerusalemme è
una città incompiuta 
dove non esiste, per esempio, una piazza condivisa in
cui tutte
le etnie possono incontrarsi. È un luogo in cui 
esiste una
divisione netta in quartieri monoreligiosi e
monoetnici. Queste
divisioni si sono create in seguito alla  presenza
dei
colonizzatori britannici. Per dieci anni ho pensato
che
Gerusalemme dovesse essere divisa secondo i negoziati
di Oslo e
con la soluzione di due stati, con due popoli e una
Gerusalemme
divisa, capitale di israeliani e palestinesi. Oggi
non ne sono
più convinta. Nè l'internazionalizzazione dei luoghi
santi potrà
mai essere la soluzione». 
   «La città vecchia - conclude l'autrice del libro -
è un
intreccio difficile da gestire. Gerusalemme è un
insieme di
contaminazioni, confini, relazioni di potere, che non
si può
dividere ma condividere. Questa piazza non ci potrà
essere se
non si risolve il nodo più importante:  il
riconoscimento
reciproco di israeliani e palestinesi».
Gerusalemme, la città Santa, è un luogo memorabile per la bellezza delle mura antiche e delle pietre bianchissime ma è anche una città crudele, dove israeliani e palestinesi fanno la spesa negli stessi supermercati per poi rinchiudersi nei rispettivi quartieri.Invisibili gli uni agli altri. Il profilo attuale di questa ambivalente  città mediorientale nel Terzo millennio, sospesa tra bontà e maledizione, amore e paura e che si presenta come un'isola-fortezza, è stato tracciato nel libro daltitolo«Gerusalemme senza Dio. Ritratto di una cittàcrudele»(Feltrinelli, pp. 202, euro 16), scritto dallagiornalista PaolaCaridi e presentato a Palermo nel corso di un incontro con l'antropologo Franco La Cecla. L'autrice che ha vissuto per dieci anni a Gerusalemme e cheha scelto oggi di vivere in Sicilia, in una paese di origine araba, Sambuca di Sicilia, non si sofferma sul conflitto arabo-israeliano ma fa un'analisi urbanistica dellacittà edella composizione antropologica dei singoliquartieri. «Horitenuto importante parlare della città -spiega l'autrice - e non del conflitto. È proprio osservando la città,infatti, chesi vedono tutti gli elementi del conflitto eparadossalmente unpossibilità di soluzione. Destrutturando la città si può cominciare a capire che cosa si può fare». «Oggi - osserva Caridi - Gerusalemme è una città incompiuta dove non esiste, per esempio, una piazza condivisa incui tutte le etnie possono incontrarsi. È un luogo in cui esiste unadivisione netta in quartieri monoreligiosi emonoetnici. Questedivisioni si sono create in seguito alla  presenzadeicolonizzatori britannici. Per dieci anni ho pensatocheGerusalemme dovesse essere divisa secondo i negoziatidi Oslo econ la soluzione di due stati, con due popoli e una Gerusalemme divisa, capitale di israeliani e palestinesi. Ogginon ne sonopiù convinta. Nè l'internazionalizzazione dei luoghisanti potràmai essere la soluzione».    «La città vecchia - conclude l'autrice del libro -è unintreccio difficile da gestire. Gerusalemme è uninsieme dicontaminazioni, confini, relazioni di potere, che nonsi puòdividere ma condividere. Questa piazza non ci potrà essere senon si risolve il nodo più importante:  il riconoscimento reciproco di israeliani e palestinesi».

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