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Cremona fra storia e arte nella stampe e cartografie alla galleria Antichità Mascarini

Fra le curiosità la mappa della provincia del 1579 presa dal Campi e realizzata dal fiammingo Frans Hogenberg

Betty Faustinelli

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bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

25 Settembre 2013 - 13:40

Cremona fra storia e arte nella stampe e cartografie alla galleria Antichità Mascarini

L’immagine della città di Cremona con la cerchiamuraria e il castello di Santa Croce

CREMONA — C’è Alessandro Araldi, ingegnere che nel 1869 promuove la sua attività di pulitore di spurghi e pozzi neri e vende poi botti di urina inodore per uso agricolo, c’è il contendente che si firma con la croce, ci sono le piante cinquecentesche, di poco successive a quella del Campi, che raffigurano Cremona e il suo territorio, ci sono i ritratti di alcuni cremonesi illustri, gli stemmi delle famiglie nobili, una sezione risorgimentale e alcuni disegni dell’ingegner Carlo Gaudenzi, il progettista delle colonie padane: la mostra che si aprirà giovedì 26 settembre presso la galleria Antichità Mascarini di via Torriani non è e non vuole essere esaustiva, ma racconta in pillole la storia di Cremona attraverso le sue carte. «In realtà – spiega Paolo Mascarini, che con il fratello Michele e il cognato Daniele Barbieri ha curato l’allestimento – dopo le esperienze degli ultimi due anni non volevamo perdere la tradizione di organizzare una mostra che unisse alla nostra attività commerciale un progetto culturale. 
Siamo partiti da una collezione di stampe di mio padre che avevamo arricchito nel tempo e da quello è nata l’idea della mostra di quest’anno. Saranno esposti oltre cento tra disegni e stampe e che ci mostrano una Cremona di carta che speriamo possa incuriosire il pubblico. Abbiamo scelto di raccogliere solo alcuni documenti, consapevoli di non aver fatto un lavoro completo. Ci interessava soprattutto mostrare qualche esempio, sperando che in questo modo si riesca anche a non annoiare chi verrà a visitarci. Sappiamo già che mentre qualcuno sarà interessato in particolare alle piante del territorio, altri leggeranno i documenti ottocenteschi riga per riga, altri ancora guarderanno con maggiore attenzione i ritratti. 
Le stampe sono in vendita, siamo commercianti, ma ci piace pensare anche all’aspetto culturale». Anche questo infatti è un tassello che si aggiunge alla storia della città. «L’anno scorso — osserva Marco Tanzi, che ha contribuito all’allestimento — erano state proposte opere inerenti la chiesa di San Domenico e il lavoro era stato decisamente più impegnativo, quest’anno l’impatto è probabilmenteminore, ma un disegno organico e un filo conduttore ci sono». L’esposizione non segue un ordine cronologico, ma si apre con la stampa più antica, una mappa della provincia del 1579 presa dal Campi del fiammingo Frans Hogenberg, accostata a una mappa di poco successiva (in questo caso del 1620) di Giovanni Antonio Maggini fatta stampare dal figlio Fabio e contenuta nel volumeItalia. Poco oltre sono esposti alcuni acquerelli settecenteschi che rappresentano zone del territorio limitrofo, tra cui Piacenza, Corte de’ Frati e Corte de’ Cortesi.
I ritratti settecenteschi di Marco Girolamo Vida e Nicolò Sfondrati (il futuro papa Gregorio XIV) fronteggiano una mappa imponente, realizzata con la tecnica a spolvero dal 1830 al 1831, che raffigura nei dettagli la zona di Spinadesco. Tra i documenti, spiccano un editto del 1591 del vescovo Speciano e una sorta di vademecum sul comportamento da tenere che l’allora vicario generale della diocesi Filiberto Buronzo – si era nel 1593 – invia ai religiosi sotto la sua giurisdizione. Facendo invece scorrere l’elenco degli iscritti alla congregazione di Sant’Omobono del 1624 si fa un tuffo in cognomi che rimandano alla storia cittadina, che si è indotti a ripassare anche osservando gli stemmi nobiliari esposti in un’altra sezione della mostra. Un salto temporale ci porta al Risorgimento, in cui spiccano i bollettini rivolti alla popolazione emessi durante le Cinque giornate diMilano e i successivi Avvisi, che stanno mestamente a indicare il repentino ritorno degli austriaci. Risalgono invece agli anni Trenta del secolo scorso i disegni di Gaudenzi che gettano uno sguardo sull’architettura cremonese duranti gli anni del fascismo. 

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