Cremona - SpazioComune, ore 17,30
La Tempesta di Giorgione con quella donna che allatta, il soldato o pastore che l’osserva e un paesaggio carico di simboli e sospeso nelle sue atmosfere è uno degli enigmi più affascinanti della storia dell’arte. Con La Tempesta del Gorgione si sono confrontati schiere di esegeti, di storici dell’arte e di intellettuali, affascinati da un enigma che chiede di essere risolto e per la sua possibile irrisolvibilità e libertà di interpretazioni che offre è ancora più affascinante.
A misurarsi col dipinto di Giorgione è Erminio Morenghi, raffinato germanista e apprezzato intellettuale di Vescovato, con il saggio Nel segno della Sibilla Tiburtina. Dagli incunaboli della Palatina alla Tempesta di Giorgione riletta in chiave austriaca, volume pubblicato da Apostrofo Editore (pagine 172, euro 20).
Il saggio sarà presentato venerdì 14 giugno da Carmen Fazzi in SpazioComune (ore 17,30). Nel titolo del volume c’è già buona parte della tesi con cui Marenghi studia da una vita il dipinto del pittore di Castelfranco Veneto. «Il mio studio prende le mosse dall’ipotesi interpretativa del celebre dipinto giorgionesco proposta nel 1993 dall’estetologo e scrittore Leonardo Cozzoli dell’Università di Bologna, incentrata sulla figura della Sibilla Tiburtina detta anche Albunea – spiegaMarenghi— . L’individuazione di tale figura è avvenuta additando come referente dell’opera giorgionesca un quadro in chiaro di Antoine Caron, Auguste et la Sibille de Tibur conservato al Louvre, in cui compaiono tutti gli elementi fondamentali della Tempesta».
Da questa intuizione Ermino Marenghi nel 1998 elabora un saggio in cui legge la Tempesta «in chiave asburgica – spiega l’autore-, tenendo conto del contesto storico, culturale e ideologico in cui l’opera ha visto la luce, vale a dire nel periodo delle guerre della Lega di Cambrai dominato dalla figura dell’Imperatore Massimiliano I d’Austria». Questi due passaggi spiegano il volume che sarà presentato domani e che per ErminioMarenghi rappresenta la chiusura di una ricerca durata decenni. «La Tempesta di Giorgione appartiene alla mia infanzia ai ricordi sfumati della fanciullezza — continua il saggista —. Ho memoria infatti di una riproduzione realizzata negli anni Sessanta del quadro di Giorgione dal pescarolese Guido Rosa, quel quadro, quella copia mi affascinò, mi colpì profondamente e forse, anche per questo, è diventato una sorta di chiodo fisso nella mia riflessione e ricerca intellettuali». Chiedere a Marenghi una stingente quanto esauriente interpretazione del valore simbolico della Tempesta è difficile, troppe le connessioni, troppi i riferimenti filosofici, estetico/letterari, iconografici e storie, ma Morenghi afferma: «Ho sviluppato l’ipotesi che nella Tempesta ci sia il progetto diMassimiliano I d’Asburgo di aggiungere Roma e assommare su di sé il potere imperiale, come quello papale — afferma Marenghi —. Quella donna che allatta, la Sibilla Triburtina è segno di un presagio, quel bambino potrebbe essere Carlo V. La Sibilla Tiburtina scompare dalle rappresentazioni dopo il Concilio di Trento, è figura scomoda per la Chiesa perché annunciava un altro corso della storia, eminentemente imperiale. Ovviamente sono supposizioni, interpretazioni, le mie, suffragate da una attenta ricerca storica ma pur sempre supposizioni che si vanno ad aggiungere al fascino che la Tempesta di Giorgione continua ad esercitare».
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