L'ANALISI
09 Aprile 2013 - 12:25
Con: Valentina Alloni, Martina Boldrighi, Pietro Boldrighi, Cristina Bellandi, Gabriele, Cincinelli, Chiara Codibue, Alberto Dognini, Vittoria Gelati, Emanuele Gusmaroli, Nives Ladina, Claudia Locatelli, Filippo Mariani, Silene Rosin, Gugliemo Saerri, Beatrice Stabile, Margherita Tedoldi, Vittoria Zaniboni.
Scenografia e costumi: Lisa Amici, Andrea Ghidini, Sharon Pugliese, Marta De Antoni, Elise Manna, Valentina Guaita, Cassia Dos Santos e Miriam Rossi.
Video e fotografie: La nuova immagine – Iperfoto
Locandina: Riccardo Brazzoli
Corso di scenografia diretto da Domenico Franchi
Accademia santa Giulia di Brescia
Regia e progetto di Pietro Arrigoni
In questo lungo racconto “Il sorriso eterno”, pubblicato a Stoccolma nel 1920, la sete quasi rabbiosa di Dio – che però spesso si arrende all’inerzia bruta della delusione – è alla base di tutta l’opera. La quale si articola in due momenti separati: e non solo come struttura narrativa, ma anche come respiro poetico-musicale. Si ha anzi l’impressione che la prima parte sia come un lungo, mormorate , quasi immobile prologo, in cui emergono e luccicano temi e immagini subito risucchiati nel buio.
La seconda, al contrario si mette in cammino quasi per un colpo di frusta e si allarga sempre più al ritmo di una marcia lentissima e corale. Il tutto inizia con la formula: ma non gioiosa e sussurrante come nella tradizione, bensì come l’incipit di un canto funebre.”C’erano una volta alcuni morti che sedevano insieme, nell’oscurità; dove, non sapevano, forse, in nessun luogo”. I morti sono ridotti a pura voce. Monologando, i morti descrivono momenti della loro esistenza o il suo succo riassuntivo o il loro atteggiamento di fronte ad essa. Un abile costruttore di serrature è ancora affascinato, tragicamente, da quel colpo di fulmine che fu per lui l’improvvisa apparizione di una fanciulla, un uomo che ha trovato la sua felicità nell’anonimato di un lavoro più che umile (era addetto alla pulizia dei gabinetti) e ora , nell’eternità, si contenta di non essere nessuno e di ascoltare gli altri, un altro che racconta un suo sogno incubo, simile ad una fiaba del terrore, dove una bonaria e obesa
orchessa lo farà precipitare nella bestialità e distruzione…Finalmente come, con un topos che torna così spesso nelle favole, la marea umana vede brillare, lontano, lontano, un lumicino…
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