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Comello, da Violetta alla scrittura: diario 3 anni magici

Nelle piccole cose ci può essere poesia

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

14 Aprile 2015 - 18:12

Lodovica Comello

Lodovica Comello
‘Tutto il resto non conta’
Rizzoli
230 pagine, € 14.90

«La musica, Buenos Airese un pollo al curry con chi dico io. Le piccole cose che mi piacciono e mi rendono felice. Tutto il resto non conta». A 25 anni (che sta per compiere tra una decina di giorni, il 13 aprile), novella poetessa delle piccole cose, Lodovica Comello, la Francesca della serie argentina Violetta, targata Disney, si accontenta di poco. O quasi. Perché non è da tutti aver intrapreso poco più che ventenne una carriera che l’ha portata oltreoceano, regalandole soddisfazioni e fama in mezzo mondo e poi decidere di piantare tutto per tornare in Italia e tentare la carriera da solista. E ora si scopre anche scrittrice, raccontando la sua storia in un libro: un diario fresco, divertente, spiritoso. Come lei, lei che la «mia casa è la mia valigia». «E’ tutta farina del mio sacco, eh? Sono fiera di dire che l’ho scritto io — dice —. Ci ho messo sei mesi, con tanto di ansie e blocchi dello scrittore. Ma la scrittura è sempre stata una passione. E da ragazzina ho riempito diari e diari con i miei segreti. Nel 2008 ho vinto anche un premio a livello europeo. Ho scoperto che scrivere è un trucco per liberarmi. E se con la musica esce il mio lato più passionale, con la scrittura riesco a essere più trasparente, forse più me stessa. E il mio sogno è quelloungiorno di scrivereunromanzo vero. Cerco l’idea perfetta». Tante, tantissime le foto a corredo del diario, scritto tra marzo e ottobre dello scorso anno, per raccontare il presente ma anche gli ultimi tre anni di vita, dalla chiamata della Disney con il trasferimento in Argentina fino alla decisione di tornare a casa. «A 24 anni, non me la sentivo di scrivere un’autobiografia. Farlo sotto forma di diario mi sembrava un ’idea carina ed è un modo per avvicinarmi ai miei fan». Da ottobre a oggi, le cose da raccontare sarebbero ancora molte. «Eh sì. Prima di tutto il rientro in Italia: da un lato la felicità di tornare dopo tre anni, dall’altro il dolore di lasciare Buenos Aires che ormai sentivo come casa mia e Violetta. È stata una decisione difficile, ma nasco come cantante, e la mia musica scalpitava per uscire. Mi sono detta: o adesso o mai più. E ho scelto il salto nel vuoto. L’ego di ogni artista è quello di crescere e mettersi alla prova». Ad attenderla c’era un disco da finire, un tour da solista da preparare. «Ero terrorizzata. Non sapevo quale sarebbe stata la risposta del pubblico, come avrebbero preso il fatto che avevo “tradito» Violetta». Ma tutto è stato, e continua ad essere, fighissimo».

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