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27 dicembre 1972

Col Dazio se ne va un po' di vecchio mondo. Una storia che s'intreccia con quella della città

Dalle statistiche delle imposte di consumo si desume che ogni cremonese, all'anno, mangia 41 chili di carne fresca, 11 di pollo e 9 di dolciumi, beve 150 litri di vino e 63 di bevande gassate

Gigi Romani

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

27 Dicembre 2017 - 04:00

Col Dazio se ne va un po' di vecchio mondo. Una storia che s'intreccia con quella della città

Con la fine del 1972, cioè tra pochi giorni, scomparirà la più antica imposta che si conosca: l'imposta di consumo, meglio conosciuta co me « dazio ». La prima volta che il « dazio » tu organicamente regolato risale al 297 dopo Cristo, quando l'imperatore Gaio Valerio Aurelio Diocleziano, istituzionalizzò ed estese a tutta l'Italia l'imposta. I vari regimi che vennero poi, dai goti ai longobardi, per giungere ai bizantini, ai comuni medievali ed alle signorie rinascimentali per giungere, attraverso i tempi, sino ai nostri giorni, accolsero il « dazio » nel loro ordinamento modificandolo più nella forma che nella sostanza alle mutate esigenze dei tempi. All'epoca carolingia, ad esempio, il dazio doveva essere pagato dal commerciante che intendeva entrare nel territorio del feudatario. Il ricavo era spesso destinato ad opere pubbliche (strade, ponti, ecc.) ma non di rado andava ad aumentare i fondi per l'equipaggiamento dei soldati.

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