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MOBILITATI PER LA PALESTINA

Un fiume di solidarietà: «L’assedio deve finire»

Sfilano in 300 lungo il Po: «È la battaglia politica del nostro tempo, riguarda tutti»

Francesco Gottardi

Email:

fgottardi@cremonaonline.it

04 Settembre 2025 - 20:46

CREMONA - «Anche Cremona, che sembrava sopita, si sta risvegliando. Ma questo è solo l’inizio di una mobilitazione civile che deve durare fino alla fine di questa mattanza, fino a che il massacro non verrà interrotto, fino a che a Gaza non entreranno gli aiuti umanitari. Perché non ci sono altre alternative: o ci si mobilita, ci si fa sentire, si ribaltano questi rapporti di forza e si impone un’azione decisa ai nostri governi, o si resta indifferenti e complici del genocidio in corso».

Hanno sfilato in trecento, costeggiando il corso del Grande Fiume, per ribadire il messaggio di vicinanza al popolo palestinese e per accompagnare simbolicamente la partenza della «Global Sumud Flottilla», la flotta di imbarcazioni che da tutto il mondo si sono mosse per rompere l’assedio che grava sulla Striscia e consegnare tonnellate di aiuti alla popolazione affamata dal governo di Israele.

Per Cremona è stata l’occasione di tornare in piazza, dopo il riuscito appuntamento di Bozzolo della scorsa settimana, a far sventolare le bandiere della Palestina: «Sabato eravamo millecinquecento e abbiamo fatto una promessa – spiega Marco Pezzoni, referente della Tavola della pace –. Non girarci dall’altra parte! E non lo faremo perché quel che accade ci riguarda, non c’è niente di più politico della questione palestinese: su quello che sta succedendo a Gaza si misura il nostro grado di umanità».

sasa

Tanti gli esponenti di forze politiche locali presenti: c’erano alcuni assessori, volti noti dei Dem e di Sinistra Italiana, oltre alla coalizione M5S-Cremona cambia musica che con Paola Tacchini era stata tra gli organizzatori.

Non mancava il mondo del lavoro, chiamato alla mobilitazione da più parti: dai sindacati confederali a quelli di base che, con l’Usb, hanno portato un messaggio di vicinanza ai camalli del porto di Genova pronti allo «sciopero generale se torcono un capello ai nostri ragazzi sulla Flottilla».

E ancora il mondo dell’associazionismo nelle sue diverse declinazioni, dalla rete Arci alle Acli, passando per le realtà culturali più disparate che hanno sentito la necessità di unirsi al grido di sdegno per quel che avviene in Medio Oriente sotto gli occhi dell’opinione pubblica globale.

«Ma non dobbiamo lasciare vincere il senso di impotenza – scandisce al megafono Martina Regis di Arci – quella di oggi è, prima che una manifestazione, un’esigenza collettiva: di vedersi, di ritrovarsi uniti intorno a una causa, di lottare per quello che ci muove. E questo deve diventare un appuntamento fisso per una comunità viva, democratica, critica, lottare per i diritti del popolo palestinese e per il nostro diritto a farci sentire».

Un entusiasmo che si rifletteva sulle tante famiglie presenti, sui volti dei bambini in groppa ai genitori per far sventolare più alte le bandiere e negli scambi tra sconosciuti trovatisi a marciare fianco a fianco, già pronti a rilanciare la mobilitazione: «La prossima volta lo facciamo in centro, ci deve vedere tutta la città!».

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