L'ANALISI
24 Ottobre 2020 - 07:00
Nell’archivio della media Virgilio di via Trebbia sono custoditi i registri con le pagine ingiallite dell’anno scolastico 1943-1944. Uno degli studenti era Riccardo Giacconi, astrofisico, Premio Nobel 2002 per la Fisica.
A quel tempo preside della Virgilio era Salvatore Sfilio. In quelle pagine, uno spaccato degli anni cremonesi del premio Nobel, sfollato dalla Milano bombardata e ospitato dalla zia materna, Giulia Canni, nella casa di via Robolotti. E insieme un ritratto del futuro premio Nobel, quello di un ragazzino «educato e dai modi garbati e disinvolti», simpatico e ben voluto dai compagni, ai quali passa i compiti in classe di matematica. Dotato di «una vivacità esuberante» che il piccolo Giacconi riesce a stento a frenare. Soprattutto durante le ore di educazione fisica.
Nel marzo del ‘45 Riccardo ritorna a Milano dove frequenta l’ultimo anno delle medie, o meglio del ginnasio governativo. A Milano prende la maturità. A23 anni (nel 1954) è già laureato in fisica. Due anni dopo inizia la sua avventura negli Stati Uniti.
Ecco uno dei giudizi di quegli anni:
«Ha intelligenza pronta e sensibilità. Sa lavorare personalmente rielaborando e assimilando ciò che apprende. Ha dimostrato un vivace interesse per ogni materia e promette, se riuscirà con lo stesso assiduo buon volere, di riuscire ottimamente negli studi. I suoi modi sono garbati e disinvolti, buoni sempre i rapporti con i compagni».
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