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26 giugno 1992
PORTO CERVO — La scadenza indicata nell'orrendo pacco, che ha riportato alla famiglia Kassam un frammento dell'orecchio sinistro del piccolo Farouk, è arrivata senza che sia successo nulla. Continuano le battute delle forze dell'ordine mentre la famiglia del rapito è asserragliata in casa per difendersi da operatori televisivi, giornalisti e fotografi. Intanto in tutta la Sardegna continua la mobilitazione popolare per il bambino.
L'attesa continua snervante e Fateh Kassam e la moglie Marion non reggono più l'assedio dei giornalisti e dei fotocinereporter. Dal primo pomeriggio di ieri una squadra di operai sta lavorando alacremente alla costruzione di una palizzata in legno per proteggere la villa di Pantogia da teleobiettivi e cineprese. La tensione, aumentata a dismisura negli ultimi giorni, ha reso insopportabile ai due coniugi persino la luce dei fari alogeni che l'altra notte ha permesso la realizzazione di una diretta televisiva. Dopo le loro proteste al dirigente del commissariato di polizia di Porto Cervo, Salvatore Carboni, è arrivata la decisione di realizzare il riparo in legno. Nei volti dei genitori del piccolo Farouk, l'espressione di sofferenza durante e due sole uscite fatte ieri è apparsa ancora più evidente. Nel frattempo, però, si intensificano le voci secondo le quali la famiglia Kassam avrebbe avviato una trattativa con i rapitori.
La paura che i sequestratori attuino il loro terribile proposito (mutilare ancora Farouk), nonostante il disperato appello di Fateh Kassam («non ho i soldi che mi chiedono») è tremenda.
La convinzione generale, però, è che l'eventuale segnale dei banditi arriverà solo nelle prossime ore. Per i sequestratori, o per i loro fiancheggiatori, è estremamente rischioso muoversi. Il prefetto di Nuoro, Francesco Caruso, conferma. «Le forze di polizia e gli inquirenti — sostiene — sono impegnati al massimo. Il territorio è sotto controllo. Le ricerche del bambino procedono con la massima determinazione. L'impegno primario è quello di arrivare alla liberazione di Farouk ponendo al primo posto la sua incolumità». E le ricerche in Barbagia proseguono in modo incessante.
La pressione sui rapitori è esercitata anche dalla straordinaria mobilitazione popolare che continua a crescere a tutti i livelli. Privati cittadini hanno fatto stampare manifesti con la foto del piccolo ostaggio e la scritta «Farouk libero». Manifesti di solidarietà sono stati esposti in tutti i paesi della Sardegna e anche a Porto Cervo, nei negozi intorno alla famosa «piazzetta rossa». Anche le istituzioni pubbliche, dopo le iniziative dei giorni scorsi della Chiesa, sono scese massicciamente in campo.
Oggi si riunirà in seduta straordinaria e solenne il Consiglio regionale (trasmesso in diretta dalla) e contemporaneamente le assemblee delle quattro province e di tutti i comuni sardi. Un modo per manifestare solidarietà e allo stesso tempo esprimere la ribellione delle coscienze civili nei confronti dei criminali che tengono in ostaggio Farouk.
Ieri sera a Nuoro si è svolta una manifestazione, organizzata da partiti politici, associazioni culturali e di categoria e dai sindacati.
La barbarie che ha strappato da 162 giorni Farouk ai suoi affetti familiari ha colpito particolarmente i bambini; nonostante la chiusura delle scuole, molte classi si riuniscono ancora per seguire l'evolversi della vicenda e discuterne, stilando poi dei documenti che nella loro essenzialità riescono a esprimere il massimo della solidarietà.
Compassione non sembrano provare invece gli «sciacalli» (così li hanno definiti gli inquirenti) che tentano di intralciare, con stupide telefonate anonime, il lavoro investigativo che si svolge ormai 24 ore su 24. Anche la famiglia Fiora — il piccolo Marco (rapito alcuni anni fa) ed i genitori Piera e Gianfranco — continuano a seguire con apprensione gli avvenimenti legati al rapimento del piccolo Farouk. «So come ci si sente quando il proprio figlio è nelle mani dei rapitori — ha detto a Torino Piera Fiora mentre stava accompagnando Marco a giocare a pallone con i suoi amici — per cui preferisco non lanciare nessun appello plateale, ma far sapere alla famiglia Kassam che le siamo molto vicini e che comprendiamo il suo dolore».
22 Giugno 2020
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