L'ANALISI
03 Aprile 2020 - 07:00
									Ricordi e testimonianze del "Lanciere bianco"
Fulvia Tenchini dal 1933 al 1938 servì fedelmente d'Annunzio e quella tragica sera del 1° marzo vestì il corpo ormai inanimato del Poeta. Ella è una delle testimonianze viventi, purtroppo ormai rare, degli ultimi anni del Poeta.
"Nel 1933 da quando fui assunta passarono quindici giorni prima che riuscissi a vedere il Comandante. Egli riceveva la posta, dava gli ordini agli autisti, regolava la sua vita senza uscire dal proprio appartamento, servendosi della cameriera privata e non avrebbe mai tollerato una qualsiasi intrusione di altre persone. Durante la giornata mangiava raramente e soltanto frutta. Il suo pasto lo compiva verso mezzanotte. Chiamava allora la cameriera privata che provvedeva... ma non tutte le notti il Comandante pranzava. A volte passavano persino 48 ore prima che toccasse cibo.
Certo, noi avvertivamo continuamente la sua presenza. Non tanto perchè egli la rivelasse con una luce accesa e con uno squillio di campanella, quanto perchè la si sentiva nell'aria. Ancora oggi non so spiegarmi come riuscisse a riempire così interamente la villa della sua presenza... O meglio, ancor oggi non riesco a capire da dove promanasse una sensazione così violenta di genio e di personalità... Vede, io sono una donna che ha conosciuto molti ambienti e persone importanti, ma una sensazione di eroico quale ebbi di fronte a d'Annunzio non l'ho mai più provata.
.... Nella villa eravamo tutti soggiogati dalla sua presenza. Ricordo che nei primi giorni, io fui tremendamente colpita da un fatto. Mi accompagnarono in visita alla Villa e mi condussero nella Camera Ardente del poeta. Il comandante aveva fatto predisporre una vasta sala a lutto. Al centro era situato un cofano mortuario molto semplice, scoperchiato. Nel cofano una maschera del Comandante. Drappi neri coprivano interamente le pareti, candelieri erano posti ovunque. Di fronte al sarcofago, il Comandante aveva fatto sistemare una statua di S. Sebastiano che aveva acquistato a Lisbona.
D'Annunzio ebbe il culto della giovinezza. Odiò la vecchiaia; amava i cartoni animati e le donne.
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