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27 settembre 1964

Avventure di marinai cremaschi

Testimonianze

Annalisa Araldi

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aaraldi@publia.it

27 Settembre 2019 - 07:00

Avventure di marinai cremaschi

In occasione dell'inaugurazione del monumento ai Caduti del Mare da parte del Gruppo di Crema dell'ANMA, si raccontano le testimonianze di alcuni marinai cremaschi

Pasquale Cattaneo
La seconda battaglia della Sirte
Il marinaio Pasquale Cattaneo, occupato attualmente come operaio nella ferriera cittadina, era imbarcato sulla corazzata «Littorio». Da lui abbiamo avuto i particolari della «Seconda battaglia della Sirte».

Lo storico scontro ebbe luogo il 22 marzo 1941. L'ammiraglio inglese Cunningham, comandante in capo ad Alessandria, alcuni giorni prima aveva organizzato un convoglio forte di quattro grossi piroscafi per rifornire Malta che era sull'orlo del collasso; le navi da trasporto avevano come scorta cinque incrociatori, dieci cacciatorpediniere e sei avvisi-scorta. Il convoglio venne avvistato da un nostro sommergibile, il «Platino» che si premurò di avvertire Supermarina.

L'ordine di intercettare il convoglio venne dato agli incrociatori della «Terza  Divisione» («Trento», «Gorizia» e «Bande Nere»), dislocati a Messina, ed alla corazzata «Littorio», che uscì da Taranto con sei cacciatorpediniere di scorta. Le insegne ammiraglie erano quelle di Jachino («Littorio») e di Parona («Bande Nere»). Compito principale delle nostre unità era quello di impedire al convoglio nemico di giungere a Malta. Per questo sia la corazzata che gli incrociatori raggiunsero la «rotta 270», ponendosi tra le navi inglesi e Malta.

Il fuoco venne aperto alle ore 14,36: furono il «Gorizia», il «Trento» ed il «Bande Nere» a sparare le prime bordate cui risposero gli incrociatori britannici. Nel frattempo, il naviglio minore nemico provvedeva a stendere delle efficaci cortine di nebbia artificiale. Il ricongiungimento tra i nostri incrociatori e la «Littorio» avvenne alle ore 15,31. Le nostre forze erano molto superiori a quelle inglesi; purtroppo, oltre alle cortine di nebbia artificiale giocarono a nostro sfavore le condizioni del tempo che andarono enormemente peggiorando, e la tarda ora che lasciava a disposizione delle nostre navi pochissime ore di visibilità. Nonostante il grande numero di colpi sparati (la «Littorio» 181 da 381 millimetri e 445 da 152; il «Gorizia» ed il «Trento» complessivamente 781 colpi da 103 millimetri ed il «Bande Nere» 112 da 152 millimetri) i risultati furono scarsi. La battaglia (da una parte le nostre navi che sparavano a «vista»; dall'altra le inglesi che già usufruivano del «radar») durò due ore. Alla fine il bilancio fu il seguente: la «Littorio» denunciò un colpo di striscio; 2 incrociatori e 2 cacciatorpediniere inglesi vennero fortemente danneggiati.

Il lungo duello ebbe comunque il merito di ritardare la rotta delle unità nemiche, impedendo loro di entrare a Malta prima dell'alba. Il giorno successivo fu così possibile ai nostri aerei centrare ed affondare tutti i trasporti inglesi.

 

Vittorio Cerioli
La Prima Sirte
Imbarcatosi giovanissimo, fu a bordo della «Giulio Cesare» in numerose azioni navali. L'episodio che gli sta maggiormente a cuore è quello passato alla storia come «Prima battaglia della Sirte».

La nostra squadra, forte della «Littorio », della «Giulio Cesare» e di sei cacciatorpediniere, stava scortando un nostro convoglio diretto in Africa: verso sera la ricognizione aerea segnalò un forte complesso nemico in rotta di incrocio verso le unità italiane. L'ammiraglio Campioni diede immediatamente l'ordine di prepararsi per il combattimento.

 Lo scontro avvenne nel tardo pomeriggio e venne interrotto per il sopravvenire dell'oscurità: la «Littorio», la «Giulio Cesare» e tre cacciatorpediniere aprirono il fuoco contro le navi nemiche, mentre le altre tre unità minori continuavano la scorta ai nostri piroscafi che giunsero così a Bengasi, grazie alla protezione delle unità che stavano combattendo e che impedirono agli inglesi di inseguirli, senza subire il minimo danno. I rifornimenti portati in Africa in quella occasione permisero ai nostri soldati di scatenare l'offensiva che doveva culminare con la seconda avanzata verso l'Egitto.

Il grande scontro tra le unità da guerra durò in tutto poco più di un'ora. In così breve tempo, la «Vittorio Veneto» sparò non meno di 450 colpi da 381 e la «Giulio Cesare» 297 da 203 millimetri. Gli inglesi, benché aiutati dal radar non centrarono un solo bersaglio. I nostri cannonieri furono invece più abili: benché le navi nemiche si celassero in continuità dietro spesse cortine di nebbia artificiale, essi colpirono due incrociatori ed un cacciatorpediniere: i due incrociatori subirono dei danni che li costrinsero alla inattività per più mesi; il cacciatorpediniere venne invece affondato. Commentando l'esito della battaglia, l'ammiraglio inglese Vian ebbe a scrivere: «Questi italiani, benché "ciechi" (si riferiva al fatto che non possedevamo radar) si battono maledettamente bene: sono degli avversari veramente formidabili!».

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