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27 febbraio 1991

Bush vuole la resa totale

Guerra fino al disarmo della guardia irachena

Annalisa Araldi

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aaraldi@publia.it

27 Febbraio 2019 - 07:00

Bush vuole la resa totale

La bandiera dell’emiro ritorna a Kuwait City - Caccia a Saddam ovunque egli sia

Sono ore capaci di colpi di scena improvvisi: può darsi che Saddam abbia già perso il controllo della situazione, può darsi che lo stia perdendo. Bush agisce come se la caduta del rais iracheno fosse certa. Gorbaciov non ne è sicuro e vuole, cogliendo l'opportunità di fare da mediatore, spersonalizzare i problemi della guerra e della pace. Il cessate il fuoco è ancora improbabile e, come ai tempi dei mondo bipolare, c'è una gara di prestigio fra le due superpotenze. L'Urss, sembra di capire, vuole rendersi garante dell'integrità irachena e della ricerca di un nuovo equilibrio nel Medio Oriente. Ma c'è anche l'America con i suoi alleati e c'è Israele. Nell'imminenza della vittoria finale, sicuro del sostegno della sua opinione pubblica, Bush si irrigidisce. Sempre meno è disposto a privare l'armata del deserto di una grande vittoria che riscatti gli Stati Uniti dall'umiliazione del Vietnam.

Bush annuncia che soltanto la resa incondizionata degli iracheni, in Kuwait ma anche nel sud dell'Iraq, e l'accettazione di tutti i 12 punti della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Orni possono portare al cessate il fuoco. L'insistere americano su questo dato conferma l'ipotesi che l'obiettivo reale nella Casa Bianca sia quello della estromissione di Saddam dal potere. L'America mira alla disfatta totale del nemico e Israele teme, con Saddam al potere, una pace che porti alla divisione nel Medio Oriente in due sfere di influenza: una americana e l'altra sovietica.

L'operazione militare più significativa di questo conflitto è stato l'ingresso delle forze armate Usa in Iraq. Il piano di Bush prevede che le truppe americane marceranno su Baghdad per eliminare fisicamente i governanti iracheni e metterne altri al loro posto? Oppure che gli Usa attenderanno l'affermarsi di un ragionevole governo iracheno che accetti la realtà dei rapporti di forza? Se gli americani creassero un loro governo, questo sarebbe immediatamente considerato un fantoccio degli Usa, pronto ad essere rovesciato non appena i marines si fossero ritirati. Se, invece, gli americani si tirassero indietro di fronte a tutte queste complicazioni politiche e le lasciassero ad egiziani, sauditi e kuwaitiani, anche quel che resta dell'esercito iracheno li caccerebbe via in breve tempo. Soltanto la Siria e l'Iran, agendo congiuntamente, potrebbero controllare l'Iraq, ma questa soluzione costituirebbe una minaccia per gli interessi Usa molto più seria di un regime iracheno sconfitto, con o senza Saddam, ma in ogni caso cacciato via dal Kuwait.

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