L'ANALISI
25 Dicembre 2018 - 07:00
Questa notte il mondo è stato sommerso dal suono delle campane. Lo disse il John Doe di Frank Capra che questo giorno è fatto per pensare alle cose che si dimenticano per tutti gli altri giorni dell'anno: al bisogno di dare la mano al proprio vicino di casa, a sperare nella Pace che è nata venti secoli fa dai simboli eterni di una capanna.
Oggi nel mondo è Natale. Sulle città coperte di neve dell'Europa del Nord le torri delle cattedrali gotiche hanno trascinato, con le loro preghiere di bronzo, le anime al cielo; nelle piccole chiese di Sassonia e della, Renania, attorniate dalle rovine della guerra, è risorto il vecchio motivo della «guten nachten». In Finlandia le slitte della notte sante hanno passato i laghi gelati; tra i fiordi della Scandinavia le piccole imbarcazioni dei pescatori hanno acceso la lampada «di Bethlem». Ed anche nelle isbe di Russia, in segreto, i vecchi popi che hanno perduto nella bufera rivoluzionaria i sacri paludamenti dorati, hanno alzato la doppia croce sulle teste dei poveri mrugik. Nella Siberia i metropoliti incatenati hanno vissuto in silenzio gli attimi nei quali trent'anni fa cantavano il «en tò nomata tou Ujou». Ovunque, nelle isole dell'arcipelago del Pacifico, presso le pagode cinesi, tra le tribù africane, lungo i grandi fiumi del Makenzie, in Lapponia e nell'Alaska, i missionari hanno annunciato la nascita di Cristo.
Per un giorno almeno tutto il mondo parla il medesimo linguaggio. Dalle prigioni, dai fronti delle guerre, dagli ospedali, tutti ascoltano qualcosa che è rimasto nel ricordo come una dolce nostalgia. Ogni famiglia ha un suo mondo da vivere, i sudi morti dà ricordare, una sua speranza da fortificare. Oggi è Natale. Ogni prese ha le sue tradizioni. Ogni chiesa i suoi canti. Ogni famiglia il suo semplice rito. In Italia il Natale, da secoli continua a ritornare coi suoi motivi che ancora nascono dalla tradizione dei presepi, dalle campane di S. Pietro, dalla letterina sotto il piatto del papà, dalla cartolina di auguri agli amici, dal cappone e dal «bisett», dal torrone e dalla mostarda.
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