L'ANALISI
13 Dicembre 2018 - 07:00
La linea dura non piace ai moscoviti, manifestazioni di protesta nella capitale
MOSCA — Mentre a Vladikavkaz (Ossezia settentrionale) sono cominciati ieri i difficili negoziati diretti a risolvere politicamente la crisi nella piccola repubblica ribelle delle Cecenia, quasi contemporaneamente nel primo pomeriggio si sono registrati i primi scontri armati fra i militari secessionisti ceceni e le truppe russe fatte affluire dal presidente Boris Eltsin.
Alle 15.20 (le 13.20 italiane), con venti minuti di ritardo Vladikavkaz si sono incontrate le delegazioni di Mosca e del governo separatista di Grozny, che insiste nel non voler riconoscere in alcun modo la sovranità del Cremlino. La delegazione russa è guidata dal viceministro per i problemi nazionali Viaceslav Mikhailov, quella cecena dal ministro dell'economia Taimaz Abubakarov. L'altra delegazione invitata alle trattative — quella dell'opposizione filorussa al regime separatista di Giokhar Dudaiev —è a Vladikavkaz e incontrerà i russi oggi.
Gli scontri fra le truppe di Mosca e le formazioni separatiste cecene si sono avuti intorno alle località di Dolinski (una ventina di chilometri da Grozny) e Assinovskaia, a ridosso del confine fra Cecenia e Inguscezia. Secondo fonti militari cecene, citate ieri sera dalla 'Itar-Tass', nei combattimenti si sarebbero avute vittime da ambo le parti, e anche fra la popolazione civile. Una fonte anonima aveva riferito nel pomeriggio che due ufficiali russi erano rimasti uccisi negli scontri, ma l'Interfax ha successivamente parlato solo di feriti fra le forze russe.
Mentre Eltsin, fortemente criticato da tutti i gruppi politici per la sua decisione di inviare le truppe in Cecenia, ha chiesto ieri al Parlamento di mostrare collaborazione nella ricerca di una soluzione alla crisi, il leader separatiste Giokhar Dudaiev ha nuovamente denunciato ieri quella che ha definito «l'invasione» russa del suo paese, dicendo, fra l'altro, che «il mondo intero ha potuto vedere che i ceceni sono stati in grado di respingere i russi».
159 militari russi 'arrestati' dalla popolazione cecena sono stati liberati, secondo quanto riferito dall'Interfax. «Sono ragazzi che non fanno altro che obbedire agli ordini», aveva detto Dudaiev.
Migliaia di militanti comunisti e di esponenti dei partiti democratici hanno manifestato ieri nella centrale piazza Pushkin a Mosca contro l'invasione della Cecenia.
I democratici si sono radunati sotto la statua dello scrittore innalzando cartelli con slogan contrari all'invio delle truppe nella nella piccola repubblica caucasica.
Sull'altro lato della piazza, sulla scalinata del cinema «Rossia», si sono concentrati i comunisti che hanno ascoltato un comizio di Viktor Anpilov.
In mattinata gli stessi comunisti avevano già organizzato una manifestazione di protesta in un altro quartiere di Mosca.
Anpilov ha detto che, per bloccare l’invasione, bisogna proclamare lo sciopero generale.
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