L'ANALISI
EFFETTO USA SULL'ECONOMIA LOCALE
04 Aprile 2025 - 11:56
CREMONA - Già ora non ci sono dubbi, nessuno: avranno ripercussioni pesantissime sull’automotive già in crisi, i dazi americani. E l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Guido Guidesi, proprio ieri e non a caso ha rilanciato il suo allarme forte e chiaro a Bruxelles, durante la plenaria del Comitato delle Regioni in qualità di presidente dell’Automotive Regions Alliance. Ha incalzato la Commissione Europea e il Parlamento Europeo, Guidesi, reiterando l’allarme sul destino di un settore in profonda crisi, che vede attualmente fermo il 75% della capacità produttiva dei costruttori europei e della loro filiera di fornitura. Con la drammatica prospettiva, a livello continentale, di perdere mezzo milione di lavoratori da qui ai prossimi anni. «A tutto questo si aggiungono i dazi Usa appena confermati e i costi energetici, ulteriori fattori che ci danneggiano dal punto di vista della competitività».
Accorato, l’appello alla Commissione e al Parlamento Ue: «È più che mai necessario e urgente cancellare scadenze insensate e restituire libertà d’azione all’industria. Dobbiamo dire semplicemente ai cittadini che possono muoversi come ritengono purché non inquinino. E dobbiamo ridare a tutti i cittadini europei la possibilità di potersi permettere un’auto europea. Bisogna correggere gli errori e guardare al futuro, scongiurando quello che si configura come il più grande suicidio economico della storia industriale».
Da anni fautore di un’azione di ‘lobby istituzionale’ che ha visto la Lombardia tessere alleanze a livello italiano ed europeo, culminate con la nomina alla guida di Ara e con la redazione di un manifesto firmato da tutti i principali stakeholder del settore diventato il documento ufficiale delle regioni dell’automotive, Guidesi si è rivolto direttamente a Ursula von der Leyen: «Serve una modifica radicale del regolamento e della strada intrapresa rispetto al calcolo delle emissioni, bisogna ridare alla nostra industria la possibilità e l’economicità di poter riprendere a fare le auto più belle al mondo. Non si può limitare la ricerca e l’innovazione tecnologica imponendo un’unica strada: perché così si ferma l’innovazione, così non si raggiungono gli obiettivi ambientali, così l’indotto va ad altri e la nostra industria viene cancellata».
Delinea lo storico rivendicandolo, Guidesi: «La Lombardia ha iniziato in solitaria, tre anni fa, il percorso a difesa del comparto, scontrandosi con lo scetticismo del ‘mainstream’ e i dogmi ideologici del ‘pensiero unico’ — ricorda —: col tempo, le condizioni di contesto sono cambiate e oggi la gran parte degli addetti ai lavori concorda con la ‘tesi lombarda’ e dunque con la necessità di lasciare ai territori la libertà di scegliere le soluzioni tecnologiche più adeguate per la transizione ecologica, unico modo per consentire all’Europa di non disperdere un patrimonio di competenze, tecnologie e posizionamenti sul mercato acquisiti in tanti anni di ricerca, innovazione e successi imprenditoriali».
«L’automotive è ciò che di meglio dal punto di vista industriale rappresenta l’integrazione europea e le basi su cui è si fondata l’Unione - continua Guidesi -. Non c’è regione in Europa che non ci abbia mai avuto a che fare ma, paradossalmente, è la stessa Unione europea, attraverso la Commissione, ad averne determinato la messa in crisi. Da anni i cinesi sviluppano le batterie elettriche e grazie al clamoroso assist europeo hanno trasformato la loro peculiarità in opportunità commerciale in un settore che fin lì mai avevano affrontato». Da qui, la richiesta perentoria di un cambio di passo alla Commissione Europea. Perché ci sono anche i dazi di The Donald, adesso.
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