L'ANALISI
01 Dicembre 2015 - 15:45
Per conquistare il monte ‘Sei Busi’, nel Friuli Venezia Giulia, erano morti migliaia di italiani, una battaglia combattuta nei primi mesi di guerra, per questo, per anni era, rimasta impressa nella memoria della Prima Guerra mondiale. Tant’è che finito il conflitto migliaia di famiglie, reduci, gente comune aveva iniziato a erigere sulla cima monumenti, cippi, ricordi, personali, realizzati a volte con materiale raccattato dalla battaglia, con ricordi del caduto, del reggimento, dell’amico morto in battaglia. Nelle bellissime foto tratte dall’archivio di Fausto Malinverno ecco come si presentava il sacrario, certo un paesaggio completamente diverso da come si presenta oggi. Quello attuale è stato realizzato dal fascismo egli anni ‘30, è stato inaugurato nel settembre del 1938 dopo quasi 12 anni di lavori. Il progetto è stato redatto dall’architetto Giovanni Greppi, su disegno dello scultore, molto in voga all’epoca Gianni Castiglioni. Il sacrario è il più grande monumento ai caduti della Prima Guerra. E’ soprannominato anche il Sacrario ‘dei Centomila’, vi sono sepolti infatti i più di 100mila soldati che morirono nelle grandi battaglie dell’Isonzo e del Caorso o su altri monti circostanti.
a cura di Fulvio Stumpo
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