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CASALMAGGIORE

Delitto Tanzi in appello: «Mente troppo fragile»

I difensori del 19enne chiederanno una perizia psichiatrica (già negata quattro volte) e punteranno a ridiscutere il valore della testimonianza della fidanzata della vittima

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

30 Luglio 2022 - 05:10

Delitto Tanzi

Patrick Mallardo accompagnato in Tribunale

CASALMAGGIORE - Richiesta di una perizia psichiatrica per Patrick Mallardo e rivalutazione della testimonianza resa in aula dalla sua ex fidanzata Maria Teresa Dromì, da cui emergerebbero «elementi atti a minarne la credibilità e l’attendibilità». Per il processo d’appello, previsto a Bologna, punta su questi due elementi la difesa del 19enne di Parma condannato l’11 aprile scorso all’ergastolo in primo grado dalla Corte d'assise di Parma per aver ucciso nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2021 con 33 coltellate il 18enne Daniele Tanzi, residente a Casalmaggiore, nella «fabbrica» abbandonata di Vicofertile. Un delitto nato per motivi di gelosia, nei confronti del rivale che aveva preso il posto di Mallardo vicino a Maria Teresa. Con l’aggravante, dunque, dei «futili motivi», ma senza premeditazione.

La vittima, il 18enne Daniele Tanzi


Gli avvocati di Mallardo, Raffaella Santoro e Francesco Savastano, puntano ancora una volta sulla perizia psichiatrica, che però è stata negata per ben quattro volte dai giudici, perché hanno ritenuto non ci fosse alcun elemento per concederla. I difensori, nel ricorso, sottolineano l'«uso costante» di droghe e alcol da parte del loro assistito e ricordano le dichiarazioni della psicologa sentita al processo, che aveva avuto alcuni colloqui con Patrick negli anni precedenti, e la cartella clinica del carcere in cui si evidenziavano tratti di una possibile patologia psichiatrica. Un altro elemento su cui puntano i due avvocati è la valutazione dello psichiatra Simone Bertacca che, pur non avendo incontrato Mallardo, ma in base alla documentazione visionata, rileva «una caratterizzazione di tipo psicopatico». Per la difesa resta «il dubbio sul reale stato psicofisico dell'imputato anche al momento del fatto, rimanendo incompiuta un'indagine diagnostica/testistica, necessaria visti gli indizi che ne giustificavano un approfondimento e che avrebbe coinciso con il principio dell'”oltre ogni ragionevole dubbio”».

L’altra “carta” giocata dai difensori è la richiesta di rivalutare quanto avvenuto quella tragica notte e riconsiderare le accuse, dato che Mallardo è stato condannato oltre che per omicidio aggravato dai futili motivi anche per lesioni, violenza privata e minaccia nei confronti di Maria Teresa e porto abusivo del coltello. Ad avviso di Santoro e Savastano andrebbero esaminate con attenzione le valutazioni del proprio consulente tecnico che, partendo dalle misure standard del materasso, «ritiene improbabile se non impossibile che i due, Dromì e Tanzi, potessero trovarsi insieme sullo stesso giaciglio al momento dell'aggressione». L'intera relazione del consulente non sarebbe stata stata presa in considerazione dai giudici, che hanno ritenuto «irrilevanti» le annotazioni contenute nell'elaborato.

La testimone, Maria Teresa Dromì

Le attenzioni si concentrano anche sulla Dromì, la testimone chiave dei fatti. Fu lei a sentire arrivare qualcuno, incappucciato, e a riconoscere Patrick. E poi a raccontare tutto ai poliziotti. Un resoconto ritenuto del tutto credibile dai magistrati che però, secondo la difesa, scricchiola. Per i legali di Mallardo, esaminando la sua testimonianza al processo, emergerebbero «elementi atti a minarne la credibilità e l'attendibilità». I giudici di primo grado hanno invece ritenuto credibile Maria Teresa sottolineando che Mallardo aveva cercato di apparire «come persona incapace di intendere e volere» solo ai fini di una strategia processuale.

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