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Lo stile dei neo-comunisti è immutato: creare falsità culturali

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

18 Giugno 2016 - 12:56

Lo stile dei neo-comunisti è immutato: creare falsità culturali

Gentile direttore,
difficile è mutare un giudizio, arduo sfaldare un pregiudizio, quasi impossibile scalfire uno stereotipo. Inservibile venti righe. Del resto le impalcature culturali, costruite dalla sinistra a partire dal dopo guerra, si sono trasformate in un muro, non visibile, ma tangibile nella quotidianità. Dal dopo guerra ad oggi l'area cultura italiana, ampiamente sviluppatosi all'interno delle nuove forme di comunicazione di massa, è stata monopolizzata, in termini esclusivi prima dal Partito Comunista poi dalla Sinistra. Il predominio non ha risparmiato nulla: letteratura, cinematografia, pittura, fumettistica, architettura, musica.
La rappresentazione della realtà che ci è stata tramandata vizia di direzione. Fatto suo il detto «Poche mani, non sorvegliate da controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa». Così la renitenza alla leva e la ricomparsa comunista degli ex spagnoli, nel 1943, guidati da Togliatti, Longo, Secchia è diventata l'eroica resistenza. L'inutile militarmente, quanto sanguinario, attentato di via Rasella a Roma del marzo del 1944 ne è il paradigma: la vita del travestimento, dell'agguato, del colpo alle spalle era lo stile dei “resistenti”. Sono stati edificati ad eroi. Nulla è cambiato ad oggi. Come una religione alcuni dogmi non si possono scalfire. Guai! Insorgono i nuovi partigiani, simili a noci di cocco nostrane, e si è subito esposti alla gogna mediatica, alla menzogna, alla fucilazione culturale.
I gulag-man si trasformano improvvisamente in antifascisti e in antitutto: anti-famiglia, anti-chiesa, anti-tav ect. Sono passati settanta anni e lo stile dei ‘neocomunisti’, sempre più radical-chic, e delle loro infinite sigle, resta immutato: creare falsità culturale e diffamare chiunque cerchi di ostacolarli. Ovviamente isolando tutti coloro che vengono additati come “nemici” della nuova tavola di valori definiti da loro come “politicamente corretti”. Il risultato di una cultura orientata eslusivamente a sinistra è una società sul baratro di una crisi di “nervi”.
Claudio Merlini
(Cremona)

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