L'ANALISI
27 Dicembre 2017 - 11:13
L’INTERVENTO
BIOTESTAMENTO, IL MIO SÌ DI MEDICO E DI CATTOLICO
Lo scritto del presidente di Mcl del territorio Michele Fusari circa le Dichiariazioni anticipate di trattamento o ‘testamento biologico’, credo che necessiti di un sereno contraddittorio.
Un conto è il problema della obiezione di coscienza, richiesta, come correttamente riportato, dal presidente della Cei e che ha trovato aperture anche da parte del Ministro (cosa su cui poi ritornerò), e un conto è bollare la legge parlando di «imposizione di eutanasia di stato, spacciata per diritto alla libertà» o altre frasi quali «sistema di smaltimento nazionale» o «disfarsi degli scarti, cioè dei deboli e dei fragili». Questo è fare cattiva informazione con una buona dose di malafede.
Credo di conoscere profondamente questa materia, sia per la mia lunga esperienza di ospedale durante la quale ho assistito centinaia e centinaia di pazienti terminali, sia per la mia esperienza parlamentare in cui ho lavorato in Commissione Sanità del Senato, con la presidenza di Ignazio Marino, collega medico e cattolico come me.
Il testo della legge approvato ricalca praticamente in toto quello che una decina di anni fa già era stato discusso senza riuscire ad arrivare in aula, sia per la opposizione ‘interna’ di colleghi senatori come Paola Binetti ed altri (parte allora della nostra maggioranza), sia perché la legislatura è finita anzitempo e non vi è stato il tempo di completare il percorso. Forse i tempi non erano ancora maturi.
Anche allora l’ostacolo principale fu sul problema della idratazione e nutrizione (enterale o parenterale): tanto queste funzioni (alimentarsi e bere) sono naturali quando utilizzano le vie naturali, altrettanto divengono terapie se conseguenti ad atti medici quali quelli di inserire cateteri nel sistema venoso periferico o centrale, o sondini nasogastrici, Peg o altro.
Su questo tutta la letteratura scientifica è concorde.
Il problema quindi si pone solo su quando eventualmente sospendere questi trattamenti, così come ogni altro trattamento più o meno invasivo (che sia una ventilazione meccanica, una dialisi o quant’altro). Oggi è completamente superato (per fortuna) il tempo del ‘paternalismo medico’ quando quello che che diceva ‘el siör dutur’ era legge per ogni paziente.
Il principio del consenso informato è universalmente applicato in tutti i Paesi ove i diritti umani sono riconosciuti ed è stato sancito dalla nostra Costituzione già 70 anni fa (quanta saggezza e preveggenza nella nostra Carta!) che recita all’articolo 32: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
E’ evidente quindi che la volontà del paziente, ben informato, assistito e sperabilmente sempre confortato e circondato da affetti e mai abbandonato a se stesso, debba sempre essere rispettata. Molti esempi, anche un po’ estremi, sono stati in questi anni portati alla attenzione della stampa (uno per tutti il rifiuto della amputazione di un arto in gangrena che portava a morte certa nel giro di pochi giorni), ma quanti se ne sono consumati all’interno delle corsie nella discrezione, nella riservatezza e con il consenso di tutte le persone coinvolte nella cura. Quante persone, consumate dalla malattia, desiderano chiudere serenamente il loro percorso terreno senza prolungare ‘artificialmente’ le loro sofferenze. E questo senza nessun intervento assimilabile ad eutanasia da parte dei medici, ma semplicemente con l’astensione da cure ormai certamente inutili e concentrandosi sul lenimento del dolore e di ogni sofferenza fisica e psicologica secondo il desiderio del paziente e/o dei suoi familiari.
La si è chiamata «desistenza terapeutica», ma prima di questa legge poteva essere per il medico (o meglio i medici, perché ormai, specie in questi casi, si agisce sempre con decisioni di equipe) foriera di denuncia per abbandono terapeutico. Con questa legge non più.
Se è noto che negli ambienti cattolici più conservatori vi sono difficoltà ad accettare le Dat, mi preme segnalare che invece molti altri ambiti più ‘aperti’, come ad esempio l’Associazione dei Medici Cattolici di Milano, hanno dato valutazione positive alla nuova legge.
Mi permetto di segnalare un breve ma significatico articolo del dottor Paolo Benciolini del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, intitolato ‘Biotestamento: per una cura condivisa’ che si può trovare al seguente link: http://www.meic.net/index.php?cat=2.
Il dottor Benciolini è ordinario di Medicina Legale all’Università di Padova, Presidente del Comitato Etico dell’Ospedale di Padova e già membro della Comitato Nazionale di Bioetica.
Nel suo testo, di cui cito per brevità solo due punti, esplicita bene il fatto che non si parla, come spesso giornalisticamente viene detto, della possibilità di rifiuto dell’accanimento terapeutico (che neanche dovrebbe essere preso in considerazione o proposto), ma della possibilità del «rifiuto di prestazioni anche se ritenute opportune da parte del medico», sottolineando come saggio quanto previsto dall’articolo 8 che parla di «tempo della comunicazione come tempo di cura».
Una visione decisamente positiva di questa legge, che anch’io condivido pur non essendo essa (come ogni legge) ‘perfetta’.
La presenza della figura del fiduciario è garanzia che il colloquio tra i medici ed il paziente (sia pure per interposta persona) non viene mai meno e, anche nelle situazioni più spinose, potrà essere possibile un confronto, prima della decisione finale.
Vengo ora brevemente al problema della obiezione di coscienza.
Non sono contrario ad una sua introduzione: mi chiedo solo se sia veramente necessaria o se diventi solo una questione di principio.
Tanto quanto era giusto e necessario prevedere la obiezione di coscienza nel caso dell’aborto, che prevede una azione attiva e diretta del medico, altrettanto non lo vedo necessario nel caso del biotestamento, ove il medico deve solo accettare, una volta espletati eventualmente tutti i tentativi per un diverso convincimento del paziente, ed accogliere la sua volontà.
Si può comunque introdurre tranquillamente la possibilità di obiezione, possibilità che non ritengo assolutamente sarà né estesa né significativa: come dicevo prima, normalmente queste decisioni sul fine vita vengono prese in equipe e quindi potrebbe essere sufficiente per il singolo medico esplicitare, anche per iscritto, il suo dissenso lasciando che siano altri colleghi a seguire il caso.
La applicazione di questa legge, sono convinto, maturerà nella coscienza degli operatori sanitari e di tutti i cittadini senza le paventate lacerazioni sociali.
Paolo Bodini
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Da molto non stavo così bene
Gli amici di un tempo
la migliore medicina
Signor direttore,
mi dia la possibilità di testimoniare quello che ho provato ieri sera. Con tutta sincerità ed onestà, è da parecchio tempo che vivo in casa quasi sempre da solo (perché mia moglie purtroppo lavora ancora) ma forse è meglio così, perché altrimenti potrei coinvolgere anche lei nella mia solitudine e tristezza. Ebbene, ieri sera dopo tanto tempo mi sono ritrovato con alcuni miei amici di gioventù. Io non volevo andare a quella riunione fatta in casa di un nostro amico d’infanzia. Arrivato in casa di quell’amico, come sono entrato, purtroppo oltre alle varie malattie che si sono aggiunte al mio fisico, c’è anche quella della vista. Comunque, come sono entrato ho visto una luce che mi sembrava di essere ritornato quando avevo dieci anni. Vedevo benissimo, una volta entrato ho sentito un «ciao» caloroso che mi mancava da tanto tempo. A mia volta ho incominciato a salutare ogni persona con vari nomi senza dovermi fermare (come purtroppo mi succede adesso, ossia parlo con qualcuno e nello stesso tempo mi chiedo: «ma chi è costui?»). Tornando a quando sono entrato, ho visto persone tutte allegre, gioiose, felici. Tutte quelle emozioni, quelle sensazioni mi furono trasmesse contemporaneamente. In un attimo sono sparite tutte le brutte cose che sto vivendo ogni giorno. Ha incominciato uno a dire: Giusep, te ricordet chèla volta che sum endàt a gratà i pum? Me ricordi, sopratutt che in caserma ghè son andàt apèna mi! Me ricordi che i vurìva mandame al rifurmatori e un’alter: di Giusèp e quant giogàum a la lipa quante finestre gum rut? Me ricordi, me ricordi, me pupà quante pàche! Intanto che si ricordavano tutte le cose che abbiamo fatto il tempo passava senza che nessuno se ne accorgesse, è arrivata la mezzanotte. Abbiamo mangiato, pasta e fagioli, come secondo vari formaggi. Credetemi, non ricordo il tempo di aver avuto tanta voglia e tanta soddisfazione come in quella sera. Nessun dolore, nessuna invidia, nessuna gelosia, niente di niente. Perciò dico alle persone che hanno la mia stessa età, con problemi che assillano continuamente, dolori su dolori e quant’altro: «Troviamoci insieme una volta tanto». Parlo degli amici che ognuno ha avuto e che ha. E’ una medicina che va aggiunta a tutte quelle che prendiamo ogni giorno. Ma questa a differenza delle altre ti fa sentire pieno di energia e una voglia di affrontare ogni cosa brutta e cattiva. Credetemi, un buon bicchiere di vino, pasta e fagioli, polenta e gorgonzola. Buon appetito con la ricetta de Giusèp.
Giuseppe Caffi
(San Bassano)
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Signor direttore, questa chiesetta sotto le stelle, fra le quali spicca una
luminosa cometa, è Santa Maria all’Argine di Casalmaggiore. La cometa se n’è
poi andata per gli spazi siderali, ma la chiesetta è sempre lì e l’aspetta al suo
prossimo ritorno. Ernesto Biagi (Casalmaggiore)
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Un’occasione sprecata
Sono esistiti anche
i furbetti dell’euro
Signor direttore,
bellissima la lezione di economia che il signor Giorgio Demicheli ci impartisce nelle sue esternazioni datate 21 dicembre 2017 in merito all’euro. Peccato, poi, che la realtà è tutt’altra cosa. Sappiamo tutti fare di calcolo e sappiamo tutti che sono stati rispettati i parametri per il cambio lira/euro, marco/euro, e così via. Sappiamo tutti benissimo che il cambio dall’entrata in vigore della moneta unica, cioè 1936,27, è stata applicata alla perfezione ai salari fissi, facili da controllare, come stipendi e pensioni. Mi spiego meglio. Chi percepiva ai bei tempi della lira circa due milioni (considerato un buon stipendio) si è trovato in busta paga circa mille euro. Peccato, poi, semplice dimenticanza o cosa, che il giorno dopo l’entrata in vigore dell’euro ci siamo trovati prezzi raddoppiati. Vogliamo sbizzarrirci? Andate nelle officine autorizzate a fare un tagliando per la vostra automobile: mano d’opera ad euro 42,00 (circa 80.000 lire) + Iva contro le 30/40.000 lire di prima dell’ «avvento». Alla faccia del potere d’acquisto. La disoccupazione non l’ha inventata il M5S ma il governo malato che non ha saputo controllare l’enorme speculazione che gira ed è girata intorno all’euro. Qui in Italia, come al solito, qualcosa non ha funzionato. Non esistono solo i furbetti del cartellino ma anche i furbetti dell’euro.
Massimo Pelizzoni
(Gussola)
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