L'ANALISI
08 Luglio 2016 - 11:42
I dipinti di Street Art in via Giuseppina
IL CASO
Street art, in via Giuseppina opere di scarsa qualità
Caro direttore,
la polemica sul murales di via Giuseppina rischia di essere ricordata come uno scontro sterile tra residenti e Comune, cittadini e politica, se non se ne coglie l'occasione per una riflessione sul ruolo della street art nella lotta al degrado delle periferie. Gli inquilini dell’edificio su cui sono stati dipinti tre grossi lucertoloni intenti a mangiarsi a vicenda non hanno torto a sentirsi ‘presi in giro’ dal Comune se è vero che il Comune non dimostra, per la realizzazione di lavori edilizi da tempo richiesti dai diretti interessati, altrettanta solerzia di quella dimostrata per il murales. Quello che mi chiedo, però, è se gli inquilini e gli abitanti del quartiere si sentirebbero allo stesso modo ‘presi in giro’ se l'opera dipinta fosse — si può dire? — esteticamente un po' più bella di quella che vediamo in via Giuseppina. Mi auguro davvero di no. Per rimanere in ambito italiano, la street art, tanto nelle grandi metropoli (in primis Roma ma anche la vicina Milano) quanto nei medi e piccoli centri di provincia (Emilia), e talvolta pure in borghi antichi (Abruzzo, Sicilia), negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede fino a essere considerata, a torto o a ragione, una moda. Personalmente non capisco perché un'opera di street art nella ben più critica periferia romana solitamente non venga avversata dagli abitanti, anzi diventi un’arma contro il degrado e talvolta un richiamo turistico, mentre a Cremona possa scatenare polemiche. Poiché non credo in un’abissale differenza antropologica tra le due città, né credo nel provincialismo di Cremona, la questione non può essere altro che estetica. Per fare un esempio concreto di ‘street-davvero-art’ per il quale i residenti stravedono, e che è attualmente esposto alla Biennale d'Architettura di Venezia, cito solo il progetto Big City Life a Tormarancia (su internet si vedrà che la tipologia di case popolari è del tutto simile a quella di via Giuseppina, ma la qualità delle opere è di livello superiore).
A mio parere la questione per Cremona non è replicare il format di questa esperienza, che peraltro ha potuto contare su partner e finanziatori (privati) certamente più strutturati. La sfida, che deve accomunare tanto il Comune (o la politica) quanto i residenti (o i cittadini), è valorizzare ed apprezzare la street art per quello che è: un’arma formidabile, e tutto sommato a basso costo, contro il degrado, in grado di portare colore ed allegria e stupore in zone grigie e disagiate, purché si punti davvero in alto con artisti e progetti.
Marco D'Egidio
(Cremona)
Credo che i residenti si sentano presi in giro a prescindere dalla qualità delle opere dipinte sulle pareti del loro caseggiato. A indignarli, giustamente, è il fatto che si badi all’apparenza senza intervenire sulla sostanza. E’ una questione di priorità: prima si devono risolvere i problemi edilizi, poi si può pensare all’estetica.
LA POLEMICA
Quartiere San Bernardo, il Comune tace
Signor direttore,
fra poco saranno completamente finiti i lavori nella zona e quindi sarà attuata la circolazione definitiva. Ho chiesto tramite un consigliere di quartiere una riunione con i rappresentanti del Comune prima di tale definitiva decisione. Per ora nessuna risposta! Faccio presente che il contributo dei residenti sul senso di marcia sia del sottopasso di via Brescia sia di quello di via Esilde Soldi è stato decisivo perché l'amministrazione inizialmente la pensava diversamente. Ora vorremmo esprimere il nostro parere anche sulla circolazione. Penso che sia un nostro diritto e l'Amministrazione dovrebbe essere contenta. Personalmente ho inviato proposte in merito, via email, sempre a un consigliere di Quartiere. Ne ho fatto anche sul miglioramento della pista ciclo-pedonale del sottopasso di via Brescia; sul miglioramento della circolazione in via Francesco Soldi e, infine, mi sono espresso, sulle ‘voci’. Attualmente non c’è niente di ufficiale, della costruenda ciclabile di via Esilde Soldi. Non avendo avuto risposte, ricorro al giornale, con la speranza che l’amministrazione promuova un incontro con i residenti per discutere insieme i problemi sollevati.
Innocente Ferrari.
(Cremona)
Omicidio di Fermo, creiamo un’Italia inclusiva
Gentile direttore,
a Fermo, una persona di origini nigeriane è stata uccisa a colpi di spranga da un noto ultra della squadra di calcio locale. Ho usato volutamente la parola persona perché, e questo caso ce ne fornisce una impressionante immagine, si perde con una facilità inaudita la cognizione dell?altro come proprio simile. Il delitto ci agita tra sentimenti di sgomento, di rabbia e di tristezza. Tuttavia, se vogliamo provare a recuperare - a fatica - un poco di lucidità, dobbiamo ammettere che non possiamo stupirci più di tanto di fronte ad questo episodio anche se così agghiacciante. Non è forse questo il prodotto di azioni di organizzazioni razziste e neofasciste colpevolmente tollerate e di una propaganda alimentata da varie forze politiche e da irresponsabili uomini politici (di caratura nazionale ma anche da tanti ometti locali) che, per uno squallido tornaconto nazionale, non esitano a parlare di invasione, di terroristi, di negri e di scimmie? So di usare termini giornalisticamente forti tuttavia dobbiamo guardare in faccia alla realtà che, da anni, è in cosciente costruzione nel nostro Paese: una disumanizzazione di chi è diverso, negro, musulmano, gay. Il dominio sull’altro, perché più debole per qualche ragione, pare essere una componente del nuovo modello di uomo bianco, italico, un po’ nazionalista, para cristiano. L’annichilimento dell’altro, dopo averlo insultato e barbaramente picchiato non è che la conseguenza del suo disconoscimento del piano umano (ha un’origine molto diversa la strage di donne picchiate e violentate dagli uomini?). Caro direttore, io penso che sia davvero venuto il momento in cui ognuno di noi, anche nell’ottica di rendere migliore il nostro Paese, si impegni concretamente e fattivamente a muoversi verso il superamento dell’integrazione per costruire un’Italia inclusiva. (...)
on. Franco Bordo
bordo.fr.@gmail.com
Gestione del canile/1
E’ una fase interlocutoria
Egregio direttore,
per una corretta informazione dei lettori e in risposta alle due lettere pubblicate giovedì 7 luglio, si ritiene opportuno precisare che la gara per la gestione del canile è attualmente in una fase interlocutoria. È stata infatti disposta una semplice aggiudicazione provvisoria alla quale segue, così come previsto dalla normativa, una fase di verifica delle dichiarazioni, rese in sede di gara, attinenti il possesso dei requisiti soggettivi e di capacità tecnico-operativa in capo al concorrente. Gli uffici stanno pertanto provvedendo a tali accertamenti.
Ufficio stampa
(Comune di Cremona)
Gestione del canile/2
Perché non resta qui?
Egregio direttore,
vorrei fare qualche riflessione sulla vicenda sconcertante del canile in via di smantellamento. Quando, tempo fa, si era cominciato a parlarne sul suo giornale — e il lettore avveduto già sentiva puzzo di bruciato — la responsabile, interpellata, aveva, se non ricordo male, detto qualcosa che voleva essere rassicurante, del tipo: vedrete, vi stupirete... E accidenti se aveva ragione! Ma più che di stupore ci troviamo a fare i conti col più totale sconcerto. Una struttura, che immagino abbia avuto un costo per la collettività, smantellata e delle povere bestie, già sfortunate, deportate per almeno due anni (ma cosa sono, pacchi postali?) e un presidio di civiltà che va in fumo.
Non so chi abbia stilato il bando per la gara d’appalto: dev’essersi dimenticato di precisare che l’esercizio andava gestito a Cremona. Da cittadino mi chiedo come mai un Comune, avendo già la struttura e dei volontari disponibili, non possa gestire autonomamente un canile, senza affidarlo a privati che si accollano l’onere a scopo di lucro, spesso, come la cronaca registra, sulla pelle degli animali. (...)
Anna Maccabelli
(Cremona)
Brexit, un grande popolo finito in mani indegne
Gentile direttore,
la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea. L’Austria si scopre xenofoba e denuncia il trattato di Schengen in merito alla libera circolazione delle persone. La Grecia è stata minacciata di espulsione dall’unione monetaria. l’Italia per anni ha affrontato da sola il drammatico problema degli esuli provenienti da zone di guerra. Le nazioni balcaniche appartenenti all’Ue per contenere il flusso degli esuli eressero barriere insormontabili di filo spinato. Mentre il parlamento europeo tace. Anziché affrontare questo drammatico esodo proponendo soluzioni per proteggere questi sventurati, sembra impegnato a scoprire la differenza che esiste tra le mozzarelle di pecora da quelle di capra. Come se ciò non bastasse, le forze politiche centrifughe tendenti ad indebolire l’Unione Europea ottengono preoccupanti consensi. Pare evidente che i sogni dei fondatori dell’Ue stanno collassando frantumati da una politica prevalentemente disgregante che pone a priorità assoluta i particolarismi nazionali. Il pensiero di Alexis Tourqueville espresso due secoli fa sembra scritto ieri: «Nella vita di un popolo democratico c’è un passaggio assai pericoloso, quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente dell’abitudine alla libertà. Arriva un momento in cui gli uomini non riescono più a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Non è raro vedere pochi uomini che parlano ad una folla assente o distratta e che agiscono in mezzo all’universale immobilità cambiando le leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi. Non si può fare a meno di rimanere stupefatti di vedere in quali mani indegne possa cadere anche un grande popolo».
Ernesto Alberichi
(Spino d’Adda)
Pizzighettone, grazie alle tate del nido Batuffolo
Signor direttore,
volevamo ringraziare tutte le tate del nido Batuffolo di Pizzighettone che in questi anni si sono occupate dei nostri bimbi in maniera esemplare. Ci sono stati momenti difficili quando si era ipotizzata l' esternalizzazione di tutto il Servizio ad una cooperativa, ma il clima al Nido non è mai cambiato, è sempre stato sereno, tranquillo, accogliente. (...) Le tate, ogni giorno pronte ad accoglierli con sorriso ed entusiasmo, hanno riservato loro coccole, carezze e dolci parole. Un nido come il nostro è un bene prezioso, che dovrebbe esserci in ogni realtà locale, perchè una mamma si possa sentire tranquilla nel lasciare in ottime mani il proprio bimbo, senza sentirsi in colpa perchè deve andare a lavorare. Ringraziamo tutti coloro che hanno sostenuto l' importanza di questo Servizio pubblico e ci auguriamo che nessuna amministrazione comunale possa pensare di smantellarlo o sminuirlo. Un particolare ringraziamento a tutte le tate che avranno sempre un posto speciale, sicuro e riservato nel nostro cuore per i ricordi, le emozioni e gli affetti che ci hanno donato in questi anni.
I genitori dei bambini di 3 anni del Nido Batuffolo
(Pizzighettone)
10 luglio ’44, vittime degli alleati non dei tedeschi
Signor direttore,
nell’articolo pubblicato sul vostro giornale del 7 luglio a pagina 11 dal titolo: ‘Bombardamento: il ricordo’ l’opinionista ha avuto un lapsus, incredibile, dimenticandosi di accennare che tale atto vile e terroristico fu perpetrato dagli alleati (vostri non miei) contro una popolazione, praticamente, indifesa ed inerme il 10 luglio 1944 e non dai, terribili, tedeschi come molti potrebbero pensare. Ovvio che la disinformazione di regime ha martellato nel cervello di molti italiani delle, grossolane, bugie spacciandole per verità; Saddam Hussein e Gheddafi insegnano. Ovvio hanno bombardato, massacrato, falsificato prove e mentito per insegnare ed instaurare la democrazia, la libertà, il benessere, la civiltà ecc. (...)
Gian Alberto D'Angelo
(Cremona)
Riflessioni esistenziali da Casalmaggiore
Signor direttore,
un tappeto di nuvole grigie nel cielo: afa e silenzio. Frinire monotono di cicale, ossessionante, continuo. Lontano, le campane di una chiesa suonano a morto. Immobile anch’io, come l’ora e come il tempo, non riesco a capire se vivo.
Ernesto Biagi
(Casalmaggiore)
I musulmani hanno la cultura dell’odio
Egregio direttore,
so che l’argomento che mi accingo a trattare è un po’ scabroso, ma vorrei rendere chiaro a chi mi conosce il mio pensiero. Ma credete proprio che un musulmano, che ha una cultura d’odio e di violenza nei confronti di ‘noi’ miscredenti, possa integrarsi nella nostra civiltà? Siete degli illusi (...). La donna adultera e l’omosessuale saranno lapidati, con sassi né piccoli né grossi, in modo che debbano soffrire a lungo. Se tua moglie non ti ascolta, battila, ma non sul volto. Getteremo nel fuoco i miscredenti. Uccidi un infedele in battalgia (anche economica) e potrai arricchirti del suo bottino, e se sarai tu a morire, in paradiso avrai 80 vergini tutte per te. Il cristiano è un nemico manifesto, sarà crocifisso, tagliato mani e piedi incrociati e sarà esiliato. Getteremo terrore sui miscredenti e li uccideremo tra capo e collo. Gli uomini sono superiori e la donna deve sottomettersi. La testimonianza di una donna non vale (debbono almeno essere in due). I miscredenti sono nemici manifesti.
Ci sarebbero anche altre 400 sure simili, ma per ragioni di spazio non citerò, Purtroppo il miglior alleato dei musulmani è la chiesa di Roma che dimentica i cristiani copti, maroniti, cadei e malabarici, il popolo Jazida dell’angelo Pavone sono massacrati dai musulmani a entinai, è ora di smetterla con questo falso buonismo quesit, non sono il nostro prossimo!
Giancarlo Marinoni
(Pizzighettone)
Commenti all'articolo
ilgurzo2003
11 Luglio 2016 - 12:27
ricordiamo all'on.bordo che lui partecipa alle manifestazioni dove la città viene devastata e lui è portatore di quella cultura di violenza che si chiama ancora, purtroppo, comunismo. Detto ciò non c'è dubbio che c'è bisogno di una cultura che sia fatta del rispetto dell'altro, anche dell'avversario. Sono anche d'accordo che, per esempio, la cultura calcistica del nostro paese sia malsana e gli stadi ce lo confermano, ma non credo che i tifosi del Livorno siano dei santarellini... La cultura che vede nell'altro un bene per sé, però, non è tipica di nessuna ideologia e ne abbiamo tante testimonianze. Mentre fa parte del cristianesimo, quindi invito bordo ad approfondire la questione senza pregiudizi (che trasudano dalle sue lettere)
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