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Po, in 20 anni svaniti 300 milioni di euro

Betty Faustinelli

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

11 Giugno 2014 - 09:23

Po, in 20 anni svaniti 300 milioni di euro

Nell’arco di 20 anni di militanza dedicati al rilancio della navigazione sul Po, ho visto almeno 300 milioni di euro prima stanziati da governi di segno diverso (con i ministri Burlando e Lunardi) destinati al Grande Fiume e poi sparire sicuramente per l’insipienza di Regione Lombardia che ha rinunciato alla nuova conca di Cremona, mentre in Emilia si sta costruendo quella di Isola Serafini, ma anche per gravi responsabilità di governi successivi. Ma quel che oggi non si può evitare di veder oscurato da un’ombra sinistra, fu il provvedimento preso nel 2009 dell’allora ministro Tremonti che non si limitò a cancellare (come con i famosi tagli lineari) gli ultimi 40 milioni di euro superstiti destinati al terminal nel Porto di Cremona e alla navigabilità del Po fra Cremona e Mantova, mainvece li trasferì direttamente nella voragine finanziaria del Mose, la cui spirale di aumento di costi era già fuori controllo. In attesa che la magistratura faccia il suo corso, mi limito ad affermare che le responsabilità politiche, quando accertate, non sono meno gravi di quelle penali, è già nel 2009 si sarebbe dovuto, prima di «bruciare» anche gli ultimi sacrosanti fondi per il Po, accertare Signor direttore, è letteralmente svanita nel nulla la bella linea ferroviaria Cremona- Piacenza (e vice versa). Già da anni , da quando in Lombardia era stata creata ‘Trenord’ quale vettore regionale di ‘Trenitalia’ , la linea aveva subito un drastico taglio: per problemi organizzativi e fiscali mai ben delucidati, la maggior parte dei treni fu soppressa e sostituita da servizi con pullman. Allora almeno avevano lasciato due coppie di treni di prima mattina in entrambi le direzioni. L’ultimo cambio d’orario in dicembre ha fatto scomparire anche queste piccole ancore di salvezza; ormai siamo costretti – a meno di usare la macchina – a fare il viaggio avanti e indietro solamente in pullman. Quando anni fa, davanti alla soppressione dal punto in bianco della maggior parte dei treni in una delle due stazioni principali esternavo il mio stupore , mi si rispose che tale cambiamento in realtà rappresentava un miglioramento , in quanto «ora c’è un collegamento ogni ora». Ora tutta la linea è ‘saltata’, bel commento alla promozione del trasporto su rotaia tanto invocata quanto spesso — non sempre — disattesa. Non sempre : l’avvento di ‘Trenord’ su molte linee ha, in effetti , prodotto notevoli miglioramenti, spesso consentendo migliori servizi cadenzati, rimediando pure a pesanti scompensi di orari o tra giorni feriali e festiv ; benefica per esempio la ‘riscoperta’ dei treni tra Stradella e Pavia (addirittura fino a Milano) la domenica. In questo quadro assai positivo de ll ’avvento di Trenord il caso della Cremona - Piacenza costituisce però una brutta eccezione, da fare a pugni con il non solo dichiarato , ma manifesto impegno della stessa società ferroviaria, ossia di promuovere l’uso del treno. (...) Certo che ora i pullman fanno la spola ogni ora, però mettono un’ora per il tragitto che il treno percorre in trenta minuti, né il pullman può competere con il treno in termini di comfort; sul treno potevi anche guardare quanto rimasto del paesaggio tra Piacenza e Cremona, né eri esposto alla radio ad alto volume con i quali alcuni conducenti — per fortuna non tutti — credono di ‘intrattenere’ i viaggiatori. Va dato atto agli autisti che essi assicurano il servizio con diligenza e puntualità, ma le ragioni per rimpiangere il treno sono molte (...) Giorgio Duhr (Piacenza) perché il Mose stava già costando il triplo di quanto preventivato.
Giorgio Albera
(Porto - polo logistico di Cremona Srl)

Purtroppo è ricorrente il fatto che si perdano fondi per opere che consentano la navigabilità del Po. E’accaduto per incapacità progettuale o per semplice disattenzione della politica. Ciò che fa ancora più male, e qui concordo pienamente con lei, è vedere che quel denaro è poi finito ad alimentare quello che ha tutte le caratteristiche di un connubbio perverso tra affari e politica.

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