Egregio direttore, la questione della balneabilità del nostro grande Fiume mi sollecita una riflessione più generale che mutuo dall’esperienza diretta di frequentatore del Po maturata anche in regime di ‘proibizionismo’. Il mio ultimo bagno completo nel fiume, però, risale ormai alla metà degli anni 70 quando involontariamente mi cappottai in canoa in quel di Spinadesco. Se dunque non si può che gioire nell’apprendere che Arpa da quest’anno giudica le acque balenabili, è altrettanto vero che la notizia può mitigare solo parzialmente le condizioni dell’ambiente in cui queste acque scorrono. Amare e frequentare il Po, infatti, non significa non aver coscienza di quanto è successo in questi ultimi decenni. I mitici spiaggioni, le ampie golene, le zone umide, i boschi sono spesso solo un ricordo di ‘come eravamo’ e solo i recenti interventi di riforestazione di alcuni comuni rivieraschi (tra cui Cremona) e il divieto di escavazione di sabbia in alveo hanno contribuito all’inversione di tendenza tanto attesa. Nel frattempo il campionario di merci accumulate nell’alveo è cresciuto insieme al Pil: teli di plastica anche di enormi dimensioni abbarbicati alla flora rivierasca, oggetti di ogni genere come copertoni, bidoni, batterie, eternit, plastiche di ogni tipo, materiali da demolizione si ritrovano immersi nella sabbia invece che in una discarica controllata. E il disastro del Lambro anno 2010 l’abbiamo già scordato? Non potendo entrare nel merito di che cosa c’è davvero nell’acqua del Po (come purtroppo testimoniano le notizie di morie di pesci che arrivano dalla zona del Delta), non può sfuggire all’occhio attento ciò che il fiume trasporta quotidianamente a livello di superficie sotto forma di ‘schiumette’ (e non mi riferisco ovviamente a quelle dovute alle occasionali piene), spesso maleodoranti, probabilmente dovute a scarichi agricoli. Questo è il quadro comunque sommario a cui ci si dovrebbe riferire per effettuare credibili valutazioni dello stato ecologico-ambientale di un corso d’acqua. Se poi questo corso d’acqua è il Po le azioni di monitoraggio e di tutela, per essere efficaci, andrebbero estese all’intero bacino. Per questo ritengo che la questione non possa essere derubricata a se sia meglio la piscina o gli spiaggioni fluviali. Daniro Mandelli (Cremona)
Sono d’accordo con lei. Se la qualità dell’acqua del Po è decisiva, altrettanto lo sono le condizioni dell’intero ecosistema, il cui equilibrio è ancora fortemente minacciato. Qualunque progetto sul futuro del Grande Fiume non può che prendere partenza da qui.