L'ANALISI
21 Ottobre 2022 - 15:22
Mentre la splendida età dell’imperatore Augusto andava declinando, e i grandi poeti che l’avevano illustrata -Virgilio, Orazio, Tibullo e Properzio- erano scomparsi o stavano scomparendo, si accendeva nel mondo romano la stella di Publio Ovidio Nasone, di Sulmona, il quale, mandato dal padre a frequentare le scuole di retorica che lo avrebbero avviato alla professione di avvocato, si votò invece alla poesia. E tuttavia dalle scuole di retorica frequentate il suo fare poetico avrebbe desunto caratteristiche peculiari, quali la capacità di amplificazioni ingegnose e di assurgere a toni elevati.
Ovidio, dopo quello che oggi definiremmo un viaggio d’istruzione ad Atene e nei paesi di cultura ellenica, nel cenacolo letterario di Messalla Corvino, che egli considera ‘guida al suo ingegno’, trova il coraggio di proporre i suoi versi al pubblico, ispirandosi anche a Tibullo e a Properzio, maestri nella poesia d’amore. All’elegia amorosa si dedica nei cinque libri degli Amores e, successivamente, con le Heroides, lettere che immagina scritte dalle donne della leggenda ai mariti o agli amanti lontani, in cui il dato mitologico è anche pretesto per tratteggiare in controluce i costumi e la vita contemporanea, che sollecita la sua immaginazione e i suoi sensi con la sua galanteria.
Così nel De medicamine faciei femineae (I ‘rimedi’ del volto femminile) egli propone una sorta di teoria tutta mondana dei cosmetici, mentre nell’Ars Amatoria si fa maestro di amore, di come lo si conquisti e lo si conservi. Questa produzione per dir così ‘leggera’, tuttavia, non sembra soddisfarlo se tenta altre vie: la straordinaria facilità della sua vena, l’ambizione, forse anche giudizi e ammonimenti dei critici e degli estimatori lo spingono a creare qualcosa di nobilmente serio. Si cimenta così con la tragedia (Medea), per approdare poi alle Metamorfosi, che, come è stato osservato, vorrebbero essere una sorta di poema scientifico o filosofico sulla base di principi neostoici e neopitagorici piuttosto che un semplice complesso di miti: di fatto una storia dell’universo nella infinita serie delle trasformazioni leggendarie o storico leggendarie di terre, stelle, animali ed esseri di ogni genere. Narrazioni in cui non contano tanto i presupposti dottrinali quanto l’incredibile ricchezza immaginifica; racconti affascinanti, che ora trovano un ulteriore nuovo strumento di diffusione, dopo altre ottime traduzioni, in quella di Guido Paduano, dell’Università di Pisa, e un sostegno alla lettura nel commento di Luigi Galasso, dell’Università Cattolica di Milano, che escono nel nuovo volume della collana Einaudi “I millenni”.
Entrambi gli autori saranno presenti nella sala Puerari del Museo Civico, martedì 25 ottobre alle ore 17, unitamente a Gianpietro Rosati (Scuola Normale Superiore di Pisa, a sua volta mirabile traduttore ovidiano), che presenterà questo nuovo importante contributo alla conoscenza di Ovidio.
L’evento è organizzato da Renata Patria per la delegazione cremonese dell’Associazione Italiana di Cultura Classica e da Maria Jennifer Falcone, docente di Letteratura Latina presso il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia (sede di Cremona), con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona.
L’ingresso è libero e l’invito è rivolto a tutti gli interessati, e in particolar modo a docenti e studenti.
Mediagallery
TRA CASALMAGGIORE E COLORNO. IL VIDEO
Prossimi EventiScopri tutti gli eventi
Tipologia
Data di inizio 6 settembre 2025 - 12:00
Con i violini Clisbee 1669 e Vesuvio 1727
Tipologia
Data di inizio 6 settembre 2025 - 14:15
Tipologia
Data di inizio 6 settembre 2025 - 16:30
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris