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IL MEDICO RISPONDE: IL VIDEO

Proctologia, approccio dolce alle patologie

Le malattie più comuni sono il prolasso emorroidario, le ragadi e le fistole anali. Il dottor Ranieri, chirurgo della UO dell'Ospedale di Cremona: «Nel nostro ambulatorio spazio alla terapia medica, poi interventi mini invasivi»

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

04 Giugno 2023 - 05:20

CREMONA - Nuovo appuntamento con la rubrica ‘Il medico risponde’: il protagonista è il dottore Valerio Ranieri, chirurgo e referente del Servizio colon-proctologia della UO di Chirurgia generale, diretta dal professor Gian Luca Baiocchi, dell’Ospedale di Cremona.

Che cos’è la proctologia?
«La proctologia è un’ultra specializzazione della chirurgia generale che si occupa delle patologie del canale anale».

Quali sono le malattie più comuni?
«Certamente quelle più diffuse sono il prolasso emorroidario, la ragade anale e le fistole perianali».

Quando è opportuno rivolgersi allo specialista?
«Quando l’iniziale terapia data dal medico di base non porta a una risoluzione veloce dei sintomi è bene rivolgersi allo specialista perché si riesce a inquadrare in modo più completo la patologia. Inoltre, spesso per una questione di intimità e riservatezza, i pazienti hanno qualche remora a farsi visitare in modo completo dal medico di base preferendo così lo specialista che può anche fornire risposte più mirate».

Quali sono i trattamenti a seconda delle patologie?
«Le ragadi, fissurazioni che si formano nel canale anale generalmente a causa della stitichezza, sono molto dolorose. Farmacologici i trattamenti di partenza. Nel nostro ambulatorio in ospedale, gestito da me e dalla dottoressa Ilaria Benzoni, abbiamo un approccio molto dolce a tutta la patologia proctologica. Con la terapia medica, che funziona molto bene, andiamo a ripulire la zona e a risolvere l’ipertono. Il rimedio chirurgico è proposto quando quello farmacologico non ha funzionato.

Circa le fistole perianali, invece, si interviene chirurgicamente, al di là del trattamento dell’ascesso con una terapia antibiotica. Noi utilizziamo le cellule adipose del paziente, prelevate in sala operatoria, per chiudere il foro d’entrata della fistola.

E da ultimo c’è la patologia emorroidaria, esterna e interna. In quella esterna, le emorroidi si presentano come rigonfiamenti all’esterno dell’ano, che si possono infiammare per disordini alimentari, imprese stressanti, e in alcuni casi al loro interno si formano dei trombi. Si procede con una terapia medica, ma in caso di coaguli è necessario a livello ambulatoriale fare un’incisione in anestesia locale.

Le emorroidi interne, che dovrebbero rimanere all’interno, con il passare degli anni, a causa della naturale degenerazione del collagene, possono protrudere fino all’esterno del canale anale. A seconda del grado di prolasso si può decidere se fare solo una terapia medica oppure si può proporre un intervento chirurgico che dipende molto dalla sintomatologia del paziente.

La nostra scelta è caduta su un intervento mini invasivo, l’emorroidopessia, delle cuciture verticali per ripristinare la posizione corretta delle emorroidi. Complicanze praticamente nulle, nessun deficit della sensibilità, nessuna cicatrice e solo fastidi nel post operatorio che durano pochi giorni».

La rubrica — in collaborazione con l’Asst di Cremona — può essere ascoltata sul sito del giornale e sul suo canale YouTube.

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