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IL MEDICO RISPONDE: IL VIDEO

Vulvodinia, dolore intimo che toglie il sorriso

La dottoressa Calvino, ginecologa dell'Asst di Cremona: «Si tratta di una patologia invalidante. Anche un leggero tocco può causare una forte sofferenza». La raccomandazione: bisogna parlarne senza vergogna

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

26 Febbraio 2023 - 05:20

CREMONA - Nuovo appuntamento con la rubrica «Il medico risponde»: la protagonista è la dottoressa Isabel Calvino, medico specialista in Ginecologia e ostetricia dell’Asst di Cremona.

«La vulvodinia è una patologia invalidante caratterizzata da un dolore, ma anche da un bruciore riferito dalla paziente, a carico della vulva, che dura da più di tre mesi e che non è dovuto a una causa medica infiammatoria, infettiva o neurologica».

La diagnosi è alquanto difficile: si stima che ci sia un ritardo diagnostico dai 5 agli 8 anni. Oggi, grazie anche all’intervento di personaggi noti al grande pubblico - Damiano David, cantante e frontman dei Maneskin, è il testimonial della proposta di legge per il riconoscimento della vulvodinia come malattia cronica e invalidante - se ne parla di più e c’è più consapevolezza e meno pudore nelle giovani donne.

«Il sintomo principale, dunque, è il dolore, che può essere provocato anche da un leggero tocco oppure spontaneo, spesso accompagnato da bruciore - chiarisce la dottoressa Calvino -. Un’alterazione della sensibilità che la donna ha al contatto che pur se lieve viene percepito come doloroso, provocando una contrazione con la conseguente ipertonia della muscolatura pelvica. Importante, infatti, è il ruolo della riabilitazione pelvica con l’obiettivo di decontrarre questa muscolatura al fine di ridurre l’alterata percezione al tatto».

Oltre a una predisposizione genetica, anche infezioni precedenti mal trattate o traumi sia fisici sia psicologici possono essere alla base della vulvodinia. Un approccio multidisciplinare è fondamentale per trattare la patologia.

LA TERAPIA

«Una volta effettuata la diagnosi, si prescrivono farmaci da applicare localmente, si insegnano dei massaggi finalizzati ad aumentare l’elasticità e ridurre la sensibilità periferica al dolore - afferma la dottoressa Calvino -. Poi, nelle paziente dove si riscontra anche l’ipertonia del pavimento pelvico serve appunto una riabilitazione. Tra le altre metodiche ci sono la Tens (stimolazione elettrica transcutanea nervosa) e l’agopuntura. Ma anche farmaci antidepressivi e antipsicotici, prescritti a un basso dosaggio per ridurre la sensibilità esterna».

Una raccomandazione della specialista: «La donna deve imparare a parlare, senza vergogna, perché in questo modo è possibile mettere a fuoco tanti aspetti della vita».

La rubrica - in collaborazione con l’Asst di Cremona - tratta tutte le settimane un argomento specifico con l’aiuto di uno specialista e può essere ascoltata sul sito del giornale o sul suo canale YouTube.

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