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‘Recitarcantando’, in Archivio di Stato
la mostra

Fotografie, programmi di sala esposti per restituire alla città i documenti donati dalla Provincia

Betty Faustinelli

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

10 Giugno 2016 - 13:46

‘Recitarcantando’, in Archivio di Statola mostra

Cremona - Archivio di Stato

Inaugurazione il 12 giugno 2016 alle 17:00

Fino al 3 luglio 2016

Sito Web:  www.archiviodistatocremona.beniculturali.it 

CREMONA — E in principio fu… Recitarcantando. A quarant’anni dalla nascita della manifestazione che coinvolse e sconvolse l’intero territorio provinciale, memoria e storia si intrecciano e lo faranno domenica (inaugurazione alle 17) in E in principio fu Recitarcantando. Un territorio in scena, mostra allestita presso l’Archivio di Stato dedicata alla manifestazione ideata da Angelo Dossena e Gregorio Sangiovanni e che con vicende alterne caratterizzò l’intero territorio provinciale per una decina d’anni.
L’iniziativa — inserita nel programma dell’anteprima di Porte Aperte Festival — ha comunque una sua autonomia e nasce dall’esigenza di restituzione che da sempre caratterizza gli appuntamenti dell’Archivio di Stato, come ben esprime Angela Bellardi nella prefazione al volumetto che accompagna la mostra, curata insieme a Emanuele Tira. Se celebrare un anniversario è sempre e comunque pretestuoso, ovvero rappresenta la motivazione facile e un po’ banale per occuparsi dell’oggetto di cui ricorre l’anniversario, la consegna dei materiali fotografici e documentari di Recitardantando al l ’Archivio di Stato da parte dell’Amministrazione provinciale sembra d’altro canto sancire il definitivo passaggio dalla memoria alla storia.

La mostra intende dare conto alla comunità dell’acquisizione documentaria da parte dell’istituzione archivistica e altempo stesso rispolverare la memoria di una stagione irripetibile e che ha formato amministratori e professionisti dello spettacolo che hanno avuto e in parte hanno ancora un ruolo determinante nelle politiche culturali della comunità cremonese. Non sono pochi, infatti, coloro che ricordano le serate di Recitarcantando come fondamentali e inusuali esperienze culturali e umane.
La manifestazione ha lasciato in chi ebbe l’o pportunità di viverla segni indelebili che con il passare del tempo s’ammantano di nostalgia e fabula. Insomma la memoria fa a pugni con la storia, il calore del ricordo se la vede con la freddezza della ricostruzione storica. Di questo parlerà domenica — in apertura della mostra — Nicola Arrigoni, critico teatrale del quotidiano «La Provincia» che da anni si occupa delle strategie identitarie messe a punto da Cremona per raccontarsi e mostrarsi all’esterno.
Per capire quanto memoria e storia si intreccino nella rievocazione di quello che fu Recitarcantando basterà farsi conquistare dalla meraviglia nei confronti dei memorabilia in mostra: dai programma di sala, alle fotografie di un giovanissimo Lindsay Kemp al Castello di Pandino, oppure di una piazza Garibaldi di Soresina gremita per lo spettacolo delle marionette dei C olla , o ancora una indimenticabile Luciana Savignano in piazza del Comune e via dicendo.
Le foto, i programmi di sala esposti sono il segno di un’esperienza per certi versi all’avanguardia che portò la cultura aulica, i grandi protagonisti dello spettacolo dal vivo in provincia:nelle piazze,sulle aiedelle cascine, nei cortili dei palazzi nella consapevolezza che ciò permettesse non solo di far conoscere il territorio, ma anche di avvicinare la cultura con la C maiuscola a un pubblico non avvezzo alla musica classica, alla danza e al teatro. I dieci anni di Recitarcantando, dal 1976 al 1986, rappresentano non solo la concreta realizzazione di una politica culturale, ma anche l’esigenza di costruire intorno a una serie di eventi più o meno eccezionali un’occasione in grado di magnificare, rendere unici Cremona e il suo territorio.
Con Recitarcantando si fa forte infatti l’esigenza di pensare ad un racconto condiviso di una comunità, un racconto che potesse essere distintivo ed esclusivo – rispetto alle comunità limitrofe – e al tempo stesso inclusivo perché desideroso di coinvolgere ampie fasce della popolazione, perché desideroso di raccontare il presente, di narrare l’unicità e la bellezza di un territorio e di una comunità.
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